mercoledì 10 febbraio 2010

Operazione Valchiria


Come sarebbe stato il mondo se Adolf Hitler fosse morto in uno dei quindici attentati che lo hanno colpito durante gli anni del suo dominio? Non avremo mai risposta a questa domanda, ma l'importante è sapere che non tutto il popolo tedesco era dalla parte del Fuhrer, e che molti di essi -alcuni anche appartenenti all'entourage del dittatore- hanno cercato di porre fine al nazionalsocialismo e al suo leader.

Operazione Valchiria cerca di trasmettere proprio questo messaggio, raccontando la storia dell'ultimo dei tradimenti al Reich prima del suicidio del despota austriaco.
Diretto da Bryan Singer e interpretato da attori come Tom Cruise e Kenneth Branagh, il film ripercorre i mesi precedenti al tentato colpo di stato guidato dal Colonnello Claus von Stauffenberg, impersonato magnificamente da Tom Cruise, che mirava all'assassinio di Hitler e all'utilizzo (a favore della congiura) dell'"Operazione Valchiria", un piano voluto dallo stesso Fuhrer per impedire che dei sovversivi potessero appropriarsi del potere attraverso un golpe, al fine di nominare un nuovo Cancelliere, liberare i prigionieri nei Lager e cercare un'intesa onde evitare la totale distruzione dell'Europa. Purtroppo il piano fallisce, sia perchè Hitler rimane miracolosamente illeso a seguito dell'esplosione organizzata dai congiurati, sia perchè alcuni cospiratori si rivelano esitanti nei momenti decisivi.

Pur con qualche inesattezza -inerenti soprattutto alla morte dei traditori-, Operazione Valchiria si rivela un opera fedele alla realtà storica, oltre che un ottimo film dal punto di vista meramente artistico: Sceneggiatura accurata e all'altezza, buona regia (curata dallo stesso regista di X-men e I soliti Sospetti), attori in stato di grazia oltre che, in alcuni casi, molto somiglianti alle persone interpretate. C'è poi da aggiungere che, inaspettatamente il film non si presta a spettacolarizzazioni eccessive, rimanendo sempre fedele al concreto svolgersi dei fatti.

Personalmente, da amante del genere, lo considero un ottimo film storico, capace di ammaliare lo spettatore non con la bellezza degli effetti speciali ma con la forza degli ideali di questo manipolo di traditori dei Reich, capaci di mettere al primo posto il bene della loro Nazione piuttosto che le folli mire di un dittatore. Inoltre, tutto il film è percorso da un pathos incredibile, coinvolgendo ancora di più lo spettatore e facendogli quasi sperare che il golpe vada in porto.
Ovviamente, il film ha i suoi difetti (come l'eccessiva lentezza delle prime fasi della pellicola), ma si tratta di peccati veniali che non vanno ad intaccare un film riuscitissimo, a mio parere fin troppo snobbato dalla critica.

[8,5]

lunedì 8 febbraio 2010

Bar Sport


Non si vive di sole letture impegnate ed impegnative, si sa, quindi saltuariamente ben venga un libercolo leggero, che sappia magari far ridere in modo intelligente. Questo è proprio l'obiettivo agognato da Bar Sport, libro umoristico di Stefano Benni datato 1976 e che ha poi goduto di un sequel quasi trent'anni più tardi, Bar Sport Duemila.

Nell'opera, Benni mira a fare una satira della vita da bar descrivendo gli stereotipi dei frequentatori abituali, celebrandone i luoghi comuni e raccontando storie che in un modo o nell'altro hanno a che fare con quest'ambiente, tipico della cultura popolare italiana.

Pur risultando piuttosto divertente (memorabile la discussione tra Schopenhauer ed Hegel sulla definizione di "Ubriaco" che spero di postare presto) e scorrevole, il libro sulla lunga distanza sembra cedere alla monotonia e al "cattivo gusto", dettato non tanto dai temi trattati, ma dall'eccessivo e reiterato uso dell'iperbole e del nonsense per descrivere ogni azione o particolare; espedienti divertenti sì, ma se usati con intelligenza e parsimonia, tant'è vero che in molte delle "storielle" contenute nel libro in cui queste figure paiono funzionali (come quelle, ad esempio, riguardanti le fantomatiche conquiste del Playboy o le altre ispirate alle gesta sportive) ci si diverte e si prova gusto nella lettura, ma è doveroso dire che, dopo l'ennesima riproposizione, il lettore non potrà far altro che giunger inevitabilmente alla noia.

Insomma, uno scritto che raggiunge parzialmente il suo obiettivo e un libro per niente imperdibile. Qualora vogliate comunque concedergli una chance (che potrebbe anche meritare se vi fermate alla metà del libro), consiglierei di leggerlo "a piccole dosi", in modo da mitigare la ripetitività di fondo della struttura.

[6,0]