sabato 31 marzo 2012

Meetale, Questo Sconosciuto

Come promesso, spendo due parole su Meetale.com

 Che roba è? In parole poverissime, è un sito in cui aspiranti scrittori o gente con la passione della scrittura possono caricare i loro scritti per farli leggere a noi, popolo della rete, sotto forma di e-book su Pc, smartphone e Tablet.
Ci si iscrive, si invia lo scritto e il gioco è fatto.

A tutto ciò poi si aggiunge una componente social, con tanto di possibilità di commento e discussione. Inoltre, ci si può guadagnare qualche soldo: infatti gli autori possono decidere se vendere i loro scritti (sovente proposti a cifre irrisorie) o diffonderli gratuitamente. O tutte e due le cose.

 A mio avviso è un sito molto interessante, una sorta di "youtube degli e-books", con contenuti che spaziano dalla novellistica alla saggistica, dal poliziesco al drammatico, dalla A alla Z. Visitatelo, trovare qualcosa di ben scritto (a volte anche meglio di lavori di chi i libri li scrive dietro compenso) è facilissimo. Oltretutto, è una start-up italiana.

Beccatevi il link:
http://www.meetale.com/

giovedì 29 marzo 2012

People In A City

Prima di tutto, una comunicazione.
Sebbene da qualche anno abbia preso l'abitudine di dare un voto a tutto ciò che leggo/vedo/gioco/ascolto (si dice che noi maschi amiamo questo genere di cose, che ci piaccia far sapere quant'è lungo il nostro pisello rispetto a quello degli altri), questa recensione non avrà il fatidico numerino finale. Perchè? Perchè, vista la natura del tutto amatoriale del prodotto, non mi sembra corretto far concorrere l'autore con chi i libri li scrive per mestiere. Detto ciò, non intendo alludere al fatto che People In A City sia una schifezza (anzi, tutt'altro) ma non mi sembra giusto "giocare" con la passione e le ambizioni delle persone. Detto questo, a voi la recensione.


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Le mie vicende personali mi hanno portato a conoscere molta gente attraverso internet. Tra questi "Pen friends 2.0" c'è il buon Rumigal, noto anche come John D. Barleycorn o Andrea Khaldi. Il buon Rumi ha il dono e la passione per la scrittura, e recentemente, grazie a Meetale (spiegherò in un altro post che cosa sia) ha pubblicato una raccolta di novelle intitolata, per l'appunto, People In A City.

Nelle 60 pagine del libro, l'autore tratteggia quelli che gli intellettuali anglofoni amano chiamare "Slices Of Life", ossia momenti, situazioni particolari, eventi (solo apparentemente) tra di loro non collegati, con il fine di far conoscere al lettore personaggi molto diversi, con vite distanti, a tratti surreali, ma verissimi e vicini all'indole di ognuno. Ma non deve tuttavia stupire che ogni racconto faccia storia e sè, o che i protagonisti siano solo appena accennati: People In A City è il genere di libro in cui gli eventi sovrastano i personaggi, in cui il messaggio prevalica il racconto.

Non c'è una vera e propria trama (e d'altronte sarebbe impossibile averla), ma la sensazione che si ha leggendo è quella di trovarsi in un tempo sospeso (non molto diverso dal nostro), con vite e relazioni che si tangono per poi allontarsi di nuovo, si intrecciano e si dissolvono. Soprattutto si dissolvono.

Tra i temi in assoluto più importanti c'è senza dubbio la morte, come presenza costantemente aleggiante nell'esistenza di tutti, come destinazione finale, come improvvisa apparizione. Ho apprezzato tantissimo la gretta concretezza con cui l'autore ne scrive, senza fronzoli, senza giri di parole, senza dar ad essa un'immagine mistificata, anzi con crudo ed inesorabile realismo. Altro tema pieno di corollari è quello della giovinezza, o per meglio dire della gioventù, di quella odierna, sospesa come scrive l'autore "tra un'adolescenza che non se ne va e un'età adulta che tarda a venire", e che intrappolata in questo limbo riempie il vuoto esistenziale che ne scaturisce come meglio può, gettandosi a capofitto tra i piaceri dell'alcohol, vivendo situazioni estreme, semplicemente tirando a campare.
Ma un sentimento è comune a tutti i personaggi del libro: il "non voler perdere tempo", il non sprecare tempo e vita, il voler danzare sul grande palcoscenico dell'esistenza, anzichè restarsene appoggiati alle quinte in attesa che arrivi qualcosa che, molto probabilmente, non arriverà mai.

E a un libro così, astratto eppur attuale, quasi figlio illegittimo tra la Beat Generation e la New Wave Americana, lo scrittore fa aderire un linguaggio semplice, colloquiale, quotidiano, ma capace di improvvisi quanto piacevoli cambi di registro, con immagini a volte poetiche, altre nostalgiche, altre ancora malinconicamente tristi. Magari a volte ci si imbatte in qualche veniale errore, ma nulla in grado di pregiudicare la qualità del prodotto finale.

La qualità generale del prodotto è molto buona, tendente all'ottimo, sebbene come è ovvio che sia non tutti i racconti hanno la stessa freschezza e lo stesso impatto sul lettore. A mio avviso, i momenti migliori sono raccolti tutti verso le pagine conclusive, con una novella finale veramente profonda e toccante.

La cosa bella di People In A City è che, in fin dei conti, il libro parla di tutti noi e di nessuno nello specifico, è un affresco contemporaneo in cui tutti possono riconoscersi, chi nel Volgare (per inciso, mio personaggio preferito), chi in Mr. Sweet, chi in Louis o in Jamal. Perchè in realtà tutti siamo sulla stessa barca, tutti siamo Gente nella stessa grande Città.

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Per chi volesse leggere il libro in questione:
http://www.meetale.com/tale/people-in-a-city/13326923567271

Splice


Per tornare a scrivere sul blog scelgo il cinema e per inciso un film di fantascienza, nonostante l'ambientazione sia contemporanea. Splice, origine canadese, è stato diretto da Vincenzo Natali e annovera tra gli interpreti Adrien Brody. Produce Guillhermo del Toro.

Di primo acchitto, Splice sembra il classico film fatto giusto perchè il produttore aveva un po' di soldi da impegnare e non gli andava di inserirli in dichiarazione dei redditi, invece la pellicola ha un suo senso.

Splice racconta di due scienziati (un uomo e una donna tra loro fidanzati) i quali, al lavoro su alcuni esperimenti volti a creare una particolare proteina necessaria in campo farmaceutico, quasi per errore riescono a dar vita a una chimera, un essere in parte umano e in parte fiera. Invece di sopprimere il mostro, la donna, colta da un istinto quasi materno, riesce a far sì che possano seguire la crescita della chimera.

Trattata come una qualsiasi bambina umana, sembra che Dren (questo il nome dell'abominio) sia buona e gentile, affettuosa nei confronti di quelli che lei considera come "Genitori". Tutto cambia però con l'arrivo della pubertà e dell'età adulta, quando Dren seduce il "padre" e si rivolta nei confronti della "madre", la quale riproietta sul mostro le sue frustrazioni, frutto di un passato tumultuoso, specie dal punto di vista famigliare.

Ciò che mi è piaciuto di Splice è proprio il suo focalizzarsi sul legame tra i tre esseri, facendo pian piano scemare l'aspetto "scientifico" della vita della chimera. Bello anche il cambio di sentimenti che si palesa nel mostro man mano che si rende conto della sua componente sessuale. Unica pecca è forse un finale eccessivamente spinto (e alquanto inquietante).

Nonostante ciò, ritengo che Splice sia un film consigliabile, non certo un capolavoro o una pietra miliare, ma un buon film ricco di spunti, purtroppo sviluppati solo a metà.

[7,0]