domenica 20 dicembre 2009

The Legend Of Zelda: Twilight Princess

Siamo nel giugno del 2004. Ludicamente parlando, piena epoca di stradominio PlayStation 2, con Xbox e GameCube a combattere praticamente per le briciole. In quel mese si tiene il consueto appuntamento annuale dell'E3, la più importante fiera dell'industria dei videogiochi. Nintendo si presenta ai nastri di partenza certamente battagliera, ma con poche frecce al suo arco. Sembra un'altra edizione anonima per il colosso nipponico. Eppure...
Eppure, proprio alla fine della conferenza stampa, Reggie Fils-Aime, fresco di nomina a Presidente di Nintendo of America, annuncia un ultimo gioco presente al momento solo in trailer.



A sorpresa, Nintendo presenta il nuovo capitolo della saga The Legend Of Zelda, con Shigeru Miyamoto (inventore, oltre che del brand di Zelda, anche di "robetta" come Super Mario, StarFox, Pikmin e dato tra gli assenti alla vigilia) che appare sul palco con tanto di Master Sword e Scudo dell'Eroe. La sala conferenza esplode di gioia, internet per giorni è invaso da fan in visibilio: Dopo la meravigliosa ma contrastata esperienza di Wind Waker, la saga diventa "dark" e adulta, con un gioco che pare voler essere il degno erede di quel The Legend Of Zelda: Ocarina Of Time che fece la storia dei videogames.

Siamo nel dicembre 2006. Dopo due anni di rumors, dichiarazioni e speculazioni, il nuovo Zelda, intitolato The Legend Of Zelda: Twilight Princess, giunge nei negozi di tutto il mondo, oltretutto gravato da una particolare responsabilità: essere l'ultimo grande gioco di Nintendo per GameCube e battezzare la nascita di Nintendo Wii e del suo rivoluzionario controller. Il gioco si dimostra un successo in piena regola: la critica incensa l'ultima fatica di Miyamoto e Aonuma con voti altissimi, celebrando il gioco come un capolavoro capace di inserirsi nel pantheon dei videogames. Eppure...
Eppure qualche difetto affiora: i giocatori più scafati (che per anni chiesero a Nintendo uno Zelda come Twilight Princess) iniziano a lamentare scarsa originalità, eccessiva facilità e la mancanza di quella capacità di stupire il giocatore che è il sale della serie.

Siamo nell'estate del 2009. Il sottoscritto, dopo una velocissima giocata durante il Natale 2006, venuto a conoscenza di tutte queste critiche al gioco, decide di reinserirlo nello slot dischi del Wii. "Impossibile che non mi sia mai accorto di tutto ciò" si dice. Inizia a giocare, a cavalcare per le verdi terre d'Hyrule, a immergersi nelle profondità del Lago Hilia, a lottare contro le armate del crepuscolo e si accorge di ricordare bene: Twilight Princess è ancora il capolavoro che aveva ammirato quasi tre anni prima. Tant'è vero che decide di scriverne una recensione epocale per il suo blog, sia per i contenuti che per la lunghezza della stessa.
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Regno di Hyrule, villaggio Tauro. In questo villaggio vive un ragazzo chiamato Link. Link è ammirato da tutta la comunità poichè, nonostante la mancanza dei genitori, riesce a vivere da solo e si dimostra un utile e alacre lavoratore. E' così ammirato da essere insignito dell'onore di poter andare a Hyrule, capitale del Regno, ad offrire alla principessa Zelda i doni del capo villaggio. All'improvviso, però la situazione precipita: Iria, cara amica di Link e figlia di Tauro, viene rapita da una banda di orchi. Il ragazzo decide di inseguirli finchè, oltrepassati i confini del villaggio, si imbatte in un muro di pietra nera, inciso di rune a lui sconosciute. Il muro lo attira dentro di sè, e lì il protagonista, venuto a contatto con un mostro, si trasforma in Lupo. L'enigmatica Midna da lontano scorge la mutazione. E' un segnale inequivocabile: colui che nel regno del crepuscolo muta la propria forma in quella di un animale selvaggio è il Prescelto delle Dee, destinato a salvare il Regno dalla distruzione incombente, rappresentata dal malvagio Zant, in realtà mandante di una minaccia ancora più grande, quel Ganondorf che era stato imprigionato nella dimensione parallela del mondo delle tenebre dai sette saggi. Per salvare un mondo oramai sull'orlo della perdizione, Link dovrà prima riportare la luce nelle regioni di Hyrule, poi sconfiggere Ganondorf. Per quanto la trama non brilli per originalità, si dimostra di buon livello e sufficientemente coinvolgente. Da sottolineare il binomio mondo della Luce/ mondo del Crepuscolo, declinazione del tema del doppio che soventemente viene analizzato e sviluppato nella Saga.

Da punto di vista tecnico, non c'è nulla di cui lamentarsi: graficamente è sontuoso, sicuramente una delle migliori grafiche in assoluto viste nella passata generazione di console. A ulteriore riprova della qualità del lavoro del team di sviluppo, è da marcare la grandezza del regno di Hyrule: Quella di Twilight Princess è la Hyrule più grande e varia in assoluto. Qualche difetto lo si può riscontrare nelle texture di alcuni elementi naturali, come i tronchi degli alberi, ma nulla in grado di inficiare la bellezza del prodotto.

Proseguendo trattando la componente artistica, non si può non sottolineare la grande varietà del setting in cui si svolge il gioco: dal punto di vista "naturalistico" alcuni ambienti sono piuttosto scontati (c'è il classico mondo di ghiaccio, di fuoco...), eppure i dungeon che dentro quegli ambienti si articolano sono di ottima fattura, alcuni di essi -in particolare ricordo La città nel Cielo e il santuario posto sul fondo del Lago Hilia- capaci di porsi come tra i migliori in assoluto mai visti in uno Zelda. Le locations "antropiche", invece, si dimostrano più variegate: si va dal classico borgo medievaleggiante a edifici che mescolano in modo intelligente i tratti tipici dell'architettura Romana ed Egizia, fino a piccoli villaggi sperduti che, perlomeno nell'atmosfera, ricordano parecchio gli spaghetti western di Sergio Leone. Un difetto veramente grande, tuttavia, è riscontrabile nel fatto che molti di questi villaggi siano abitati da un numero esiguo di PNG e, in generale, Il mondo di gioco pare eccessivamente desolato, con la sola eccezione di Tauro e del borgo di Hyrule.

Per quanto concerne le musiche, non si può non fare un plauso a Koji Kondo, storico musicista di molti giochi di Nintendo, capace di creare una colonna sonora di ottimo livello, con alcuni motivi indimenticabili e capaci di dare l'impressione di trovarsi in un mondo etereo e lontano, quasi arcadico, che però non rifiuta qualche "fusion" con elementi di musica country o araba. Personalmente ho amato parecchio le composizioni del Villaggio Calbarico e del Patibolo nel deserto: la prima capace di trasmettere serenità e pace, la seconda in grando di ammaliare il giocatore, ricreando un'atmosfera esotica e misteriosa.

Parlando del fulcro di ogni esperienza videoludica che si rispetti, ossia il gameplay e alla struttura di gioco, bisogna essere invece più critici. Riguardo ai controlli, nulla da eccepire: La versione Wii (quella che ho giocato) si mostra molto curata e sfrutta in modo consistente le peculiarità del wiimote, utilizzato ad esempio per indirizzare il boomerang o menar fendenti con la spada. La struttura di gioco, invece, per quanto equilibratissima e ben congeniata, comincia a sentire il peso dell'età, in quanto si basa sull'oramai abusatissimo dogma "entra nel dungeon- prendi la mappa- usa l'oggetto X per risolvere l'enigma Y- sconfiggi il boss". Per quanto il team abbia tentato di variare un pò l'esperienza, soprattutto attraverso subquest segrete e nuovi gadget e della trasformazione in lupo, i risultati si sono dimostrati al di sotto delle aspettative. Personalmente la cosa non mi ha dato chissà quale fastidio (tant'è vero che adoro giochi che mantengono un'anima retrò nel loro gameplay, come ad esempio Dragon Quest e la pletora di giochi di ruolo giapponesi che si caratterizzano per la scarsità di innovazioni), ma bisogna oggettivamente dire che il problema della monotonia sussite, e che per alcuni potrebbe essere piuttosto pesante. I Boss-fight non sono mai proibitivi nè frustranti (il chè è certamente un bene), e per venirne a capo il giocatore dovrà spesso fare affidamento sull'ultimo gadget disponibile, particolare che potrebbe risultare troppo "semplificante", ma che in realtà viene sviluppato con intelligenza.

Chiudendo l'intervento con delle considerazioni finali, non posso dirmi insoddisfatto del gioco. Lo considero uno dei migliori che abbia mai giocato in assoluto, il terzo miglior Zelda dopo Majora's Mask e Ocarina Of Time (opere che recensirò presto), una vera perla. Certo, a causa dei difetti sopra esposti e di un certo conservatorismo che pare aver permeato il progetto, Twilight Princess potrebbe non aver soddisfatto i fan più esigenti. Forse il mio entusiasmo è dovuto al fatto che è stato il mio primo gioco per Wii e contemporaneamente il primo Zelda della mia vita, ma non mi sento capace di considerare questo gioco come un prodotto solo discreto: Quest'opera è un gioco di qualità suprema, purtroppo scalfito nella sua potenziale perfezione da una certa esitazione da parte del team di sviluppo nel proporre idee veramente nuove. Lacuna che spero, io come tutti i fan della saga, venga eliminata dal prossimo capitolo della saga previsto per Nintendo Wii, ancora avvolto nel mistero e che con tutta probabilità verrà svelato all'E3 del 2010.

[9,0]

Farsopoli Parte II

Come già saprete, in settimana è arrivata la condanna ad alcuni degli imputati nel processo "Calciopoli" che avevano chiesto il rito abbreviato. Tra questi, Antonio Giraudo condannato a 3 anni di reclusione per associazione a delinquere. Ovviamente i grandi accusatori, non ultimo Gazzoni Frascara, ex patron del Bologna FC, gioiscono e già intimano alla Juventus di preparare i soldi per i risarcimenti.

Ma mi sorge un dubbio: Giraudo e gli altri sono stati condannati per tre casi: una partita di Serie B, una della Juventus e una dell'Udinese. E questi sarebbero i grandi maneggi del calcio italiano? tre partite su più delle mille che ogni anno si disputano tra Serie A e B?

Flopenhagen



Nella settimana appena trascorsa si è tenuta la Conferenza sui cambiamenti del Clima in quel di Copenhagen. I presupposti erano dei più buoni: riunire tutti i capi di Governo del mondo per affrontare il problema, uscirsene con documenti legalmente vincolanti, proporre missure concrete e attuabili nell'arco dei prossimi decenni.

Orbene, nella meravigliosa città danese, però, quasi nulla di ciò è accaduto: nessuna misura concreta (a parte i soldi da destinare ai Paesi in via di sviluppo per adottare energie pulite, cosa che accadrà solo in parte visti i ben più gravi problemi che affliggono il Terzo Mondo), aumento della temperature per i prossimi vent'anni da mantentenere entro i 2 gradi, quando la comunità scientifica consigliava al massimo 1,5 gradi. Ovviamente, nulla di vincolante, sia chiaro. Dopotutto, qualcuno si aspettava un successo epocale dopo il flop del Protocollo di Kyoto?
Anche il fatto di voler discutere "tutti insieme" riguardo al problema si è rivelato una copertura al fatto che i destini climatici del mondo in realtà fossero nelle mani di Stati Uniti (a proposito, che fine hanno fatto le promesse di Obama in campagna elettorale?) e della Cina, che ovviamente un suo piano per la produzione di energia pulità l'ha già (e potenzialmente ottimo) e non aveva la benchè minima intenzione di fermare la propria crescita economica.

Gli ambientalisti e parte della comunità scientifica hanno gridato alla catastrofe, data la necessità di misure concrete e immediate, ma più che altro, credo che pensare in un accordo vincolante fosse pura utopia. Praticamente, il vertice è stato un buco nell'acqua. Personalmente considero il clima una "priorità relativa", ma ammetto che mi spiace per quelle isole come Kiribati e Vanuatu che sono destinate a farsi sommergere dagli oceani per il volere (e soprattutto gl interessi economici) dei "Grandi".

Reazioni al gesto di uno screanzato


Una settimana fa, il Presidente del consiglio Silvio Berlusconi è stato vittima di una aggressione da parte di uno squilibrato in seguito al comizio tenuto dietro il Duomo di Milano. Tengo a precisare che, pur non essendo un sostenitore dell'attuale Premier, il gesto violento va in ogni modo condannato, al limite si può giustificare l'atto del tizio nella misura in cui non fosse capace di intendere e volere.

Orbene, durante questa settimana s'è assistito a un delirio via l'altro, soprattutto se si naviga di sovente per la rete. Si è iniziato su FaceBook, a volte vero e proprio ricettacolo di ignoranza, pressapochismo e relativo seguito, con gruppi "dedicati" a Berlusconi (tra l'altro, recentemente eletto Rockstar dell'anno dalla rivista Rolling Stone, da cui è tratta la foto d'ouverture) con frasi del tipo "Dovevi Morire", fanpages dedicate a Massimo Tartaglia -l'aggressore- o semplici frasi di stato inneggianti al gesto violento. Posso capire l'antipatia per il premier, ma elogiare gesti del genere (leggasi "elogiare ogni tipo di gesto violento")...

Sono seguiti i video su Youtube con cui si cerca di far credere che il lancio della statuetta d'alabastro fosse un gesto architettato dall'entourage del Premier stesso al fine di farsi pubblicità. Come prove, si portano dei particolari, come il fatto che Silvio sia sceso dall'auto per tranquillizzare la gente ovviamente impaurita, o il fatto che il sangue non sia sgorgato subito dal volto del Presidente del Consiglio e che sia stato subito coperto con un plico di dubbia provenienza. Diciamo che il plico di cui sopra era la cravatta del premier (EPIC FAIL!) e che, evidentemente, colui che ha addotto questa teoria non si è mai sbucciato il ginocchio. Semplicemente assurdo, vedere sin dove si spinge l'ignoranza e le manie di cospirazione della gente.

Riguardo alle dichiarazioni di politici e giornalisti, devo dire che mi aspettavo più contrasto, invece ci si deve accontentare delle frasi di Di Pietro (che in due giorni ha cambiato tre volte versione) che non mi degno di commentare e quelle della direttrice de L'Unità Conchita Di Gregorio, il cui sunto consiste nell' affermare che il premier un pò se le tira addosso. Sarà anche vero, ma è come giustificare gli ululati razzisti contro Balotelli dicendo che se li merita in quanto provocatore. Discolpe nei confronti degli Ultras, però, non se ne sono mai sentite...lo stesso quotidiano della giornalista quegli stessi Ultras li sbattè in prima pagina con l'eloquente (e a mio avviso meritatissimo) titolo "STRONZI". Il bue che dice cornuto all'asino.

In chiusura vi consiglio di vedere il video di Marco Travaglio "Il Più Amato Dagli Italiani" che parla del fatto nel modo più completo e chiaro che mi sia possibile ricordare. Reperibile, ovviamente, su Youtube a questo link: http://www.youtube.com/watch?v=rQxiQMw9mqY

giovedì 10 dicembre 2009

A Pezzi



All'indomani del termine della fase a gironi della Champions League, questa è la dimensione europea della Juventus. Dopo una pessima partita persa malamente contro il Bayern Monaco, la Juve si trova retrocessa nella coppa dei poveri.
Certo è in buona compagnia, visto che ci hanno seguito i campioni di Germania del Wolfsburg, il Liverpool, l'Atletico Madrid, e si aggiunge a squadre di blasone come Valencia e Roma, ma è innegabile che l'amarezza sia tantissima: dopo una campagna acquisti faraonica (e che io considero sbagliata solo per l'acquisto di Fabio Grosso), i bianconeri non sono ancora diventati squadra e non hanno ancora una compiuta identità di gioco. Tutto ciò si è palesato martedì sera contro i bavaresi, dopo l'illudente vittoria contro l'Inter di sabato in campionato.

La domanda da porsi, e che anche io come tifoso mi pongo, è: Com'è Possibile?
Certamente non bastano molti soldi spesi a fare una grande squadra. Però è innegabile che, dopo un paio di bidonate, quest'anno sono stati acquistati giocatori di livello internazionale, che però non riescono ad esprimersi come dovrebbero. A ciò, si aggiunga che molti dei "vecchi", come Amauri, sembrano la copia sbiadita del giocatori della passata stagione. I tempi della (pur contestata) gestione Ranieri ora appaiono come un'Arcadia irraggiungibile.

Personalmente non me la sento di criticare troppo la dirigenza, se non per la scelleratezza di affidare una squadra come la Juventus (con tutte le pressioni e le responsabilità che questo comporta) a un novizio della panchina come Ciro Ferrara.
Nella speranza di emulare l'Operazione-Guardiola, la società ha pensato di affidarsi a un uomo legato ad essa, oltretutto a basso costo. Il problema è che Ferrara non si è dimostrato all'altezza delle aspettative: dopo un ciclo iniziale di buone prestazioni, la Juve è andata calando sempre più nella mediocrità (come dimostra l'andamento in campionato, almeno per quanto concerne la media punti conquistati negli ultimi turni), in balìa della stessa confusione che caratterizza il progetto tattico: moduli che cambiano in ogni partita, giocatori fuori ruolo, assenza della benchè minima volontà di lottare. Il fallimento della squadra si esprime come fallimento dell'allenatore.

A questo punto, le strade percorribili sono tre: Ferrara si accorge di essere inadatto al ruolo e si dimette; la Società si accorge di aver toppato e lo esonera; oppure ci si prepara a vivere una stagione incolore, con poche partite di livello immerse in un marasma di prestazioni al limite della accettabilità.
Temo fortemente che verrà intrapresa l'ultima opzione.

Comunque, nonostante tutto, nonostante la retrocessione in Europa League, nonostante il pessimo gioco, nonostante la possibilità di dimenticare l'ebbro sapore della Vittoria per troppo tempo, Io, cara Juve, ti amerò lo stesso. Ti amerò per tutto quanto hai fatto in passato,per le partite memorabili, per i campioni che indossarono e indossano la tua maglia, per le emozioni che mi hai trasmesso e per aver contribuito a far di me ciò che sono. Grazie di cuore, Vecchia Signora.

sabato 5 dicembre 2009

Bayo-coso


Solitamente non parlo di videogiochi prima di averli giocati e finiti, ma questo gioco non può assolutamente aspettare quel momento (che, con i miei ritmi di gioco, potrebbe giungere non prima del 2018).
Il gioco in questione è Bayonetta, prodotto da Sega (e, vista la protagonista, la cosa potrebbe apparire lievemente ambigua) e sviluppato da Platinum Games (un altro solo gioco all'attivo, MadWorld), studio che annovera al suo interno personaggi provenienti dal mitico Clover Studio, team creatore di giochi del calibro di Okami, Viewtiful Joe e God Hand. Insomma, un dispiegamento di mezzi da primo della classe.

Il videogioco in questione, definito dagli sviluppatori Non-stop Climax Action Game (modo elaborato per dire "gioco in cui fai a fette qualsiasi cosa ti si pari innanzi"), si presenta come un'evoluzione di giochi come Devil May Cry (ideato sempre dal papà di Bayonetta, Hideki Kamiya, e che presenta moltissimi punti di contatto con il prodotto Sega), caratterizzato da decine di nemici, armi bianche, armi da fuoco e azione a go-go. A quanto sinora detto si aggiunga il personaggio protagonista, Bayonetta appunto, strega maledetta che vuole vendetta, mix esplosivo di violenza ed eros, fatto marcato dalle movenze e dal costume (che a prima vista sembra fatto della pelle tipica dei completi fetish, in realtà si tratta dei CAPELLI della stessa ragazza) che magicamente scompare durante le mosse più spettacolari, chiamate "Apoteosi", lasciando la protagonista seminuda. In poche parole, uno di quei giochi adatti alla Nintendo Wii...Tant'è vero che esce su PlayStation 3 e Xbox 360.

Sul piano prettamente ludico tutto è molto buono, in perfetta corrispondenza alle aspettative: grande velocità d'azione, acuita dalla impossibilità di parare i colpi, ma solo di schivarli, combo da decine di tasti, nemici a bizzeffe. Pur non essendo un prodotto rivoluzionario, Bayonetta sembra capace di settare nuovi standard qualitativi per il genere.

Il gioco è gia disponibile in Giappone (dove è stato accolto calorosamente dalla critica) e arriverà in Italia l'8 gennaio prossimo. Intanto, dal 3 dicembre scorso è disponibile una demo gratuita del gioco su PlayStation Store e XBox Marketplace (demo cheho usato come fonte per il post).

Passo e chiudo lasciando infine un video piuttosto esplicativo del gioco, con in sottofondo un brano della colonna sonora, costituita in gran parte da brani J-Pop come questo Something's Missing di MiChi.

Sud Africa 2010: I Sorteggi


Inizia ufficialmente il countdown verso l'inaugurazione dei campionati mondiali di Calcio, che si terranno nel giugno prossimo in Sud Africa. Iersera, da Città del Capo, Charlize Theron (e qui si potrebbe scrivere un altro post dal titolo "Esiste qualcosa di più bello di Charlize Theron? Sì, ma è molto difficile da trovare") con l'aiuto di alcune star dello sport sudafricano (No, non c'era Caster Semenya, in compenso han messo un altro uomo, David Beckham) e dell'ufficiale Fifa farfallone che cercava in tutti i modi di fare il figo con la splendida attrice, ha sorteggiato gli abbinamenti delle fasi a gironi. Ecco le estrazioni:

GRUPPO A: Sud Africa, Messico, Uruguay, Francia;
GRUPPO B: Argentina, Nigeria, Korea del Sud, Grecia;
GRUPPO C: Inghilterra, Stati Uniti d'America, Algeria, Slovenia;
GRUPPO D: Germania, Australia, Serbia, Ghana
GRUPPO E: Paesi Bassi, Danimarca, Giappone, Cameroon;
GRUPPO F: Italia, Paraguay, Nuova Zelanda, Slovacchia;
GRUPPO G: Brasile, Korea del Nord, Costa d'Avorio, Portogallo;
GRUPPO H: Spagna, Svizzera, Honduras, Cile.

Bisogna dire che in linea di massima sembra che l'Italia abbia avuto un sorteggio abbordabilissimo, quindi com'è nostra tradizione faremo una fatica marcia a passare il girone. Piuttosto equilibrato il gruppo A e il C, sebbene il secondo sia nettamente di un livello superiore e, quindi, più ostico. L'Inghilterra dovrebbe avere un compito facile: l'unico avversario credibile pare siano gli USA. La vedo dura anche per questa Argentina.
Girone della morte, invece, per il Brasile di Carlos Dunga: Nord Korea, squadra che, seppure non di fuoriclasse, è capace di tutto e rappresenta una mina vagante (ogni riferimento ai fatti di politica internazionale è assolutamente casuale), Costa d'Avorio del trio Kolo-Yaya Tourè e Didier Drogba e squadra più forte del continente africano, e il Portogallo quarto agli ultimi Mondiali, che ha avuto qualche difficoltà durante le qualificazioni (dovute soprattutto al rendimento incostante di Cristiano Ronaldo e all'incompetenza del CT Queiroz) ma indubbiamente team di spessore.

Solo il tempo dirà se ci ho visto giusto, ma al momento pare un campionato del mondo realmente equilibrato, con poche squadre materasso (forse la sola Slovenia pare una squadra poco pericolosa) e un livello medio nettamente superiore rispetto alle ultime edizioni dei Mondiali. Il tutto condito dalle cosiddette "outsider", le squadre che, pur sapendo di non essere ai livelli dei migliori, cercano di esserlo sul piano del gioco, come il Giappone, il cui CT ha dichiarato di puntare almeno alle semifinali.
Volete un pronostico? Mondiale all'Inghilterra dopo una finale con la Spagna, terzo Brasile e quarta l'Olanda.

Planetes


Anni 70 del XXI Secolo: il sogno dell'uomo moderno, la conquista dello spazio, sta divenendo una realtà sempre più palpabile. Dopo le prime città lunari e marziane, gli scienziati terrestri stanno progettando la Von Braun, l'astronave che dovrà portare i primi umani su Giove, prossimo pianeta da cui estrarre le immense risorse energetiche necessarie all'umanità per sostenersi e progredire.

Su questo sfondo si snodano le vicende di Hachirota Hoshino, Fee Cartwright e Yuri Michailov, tre raccoglitori di Space debris, resti della corsa umana nello spazio profondo. I tre sono mossi dai sentimenti più diversi: Yuri fa questo lavoro nella speranza di trovare oggetti appartenuti alla moglie, morta in un incidente durante un volto extra-atmosferico e Fee lo fa per il puro piacere di farlo. Hoshino, invece, lo fa al fine di accantonare i soldi necessari per acquistare una nave spaziale, ma le sue priorità cambieranno prima con la possibilità di entrare a far parte dell'equipaggio della Von Braun, e poi con l'incontro di Ai Tanabe, esatto antipode di Hachirota: freddo, insensibile e razionale l'uno, emotiva e compassionevole l'altra. Li si potrebbe definire una riproposizione futura di Eros e Thanatos.

Opera prima di Makoto Yukimura, Planetes consta di soli 4 volumi, pochi ma di immensa qualtà, sia per quanto riguarda l'aspetto artistico (aspetto su cui l'autore ha lavorato moltissimo, soprattutto focalizzando l'attenzione sull'aspetto tecnologico-scientifico delle ambientazioni) che sotto l'aspetto dei contenuti. Il manga, infatti, propone storie, spunti e riflessioni degne dei migliori film e romanzi, ponendosi domande su tematiche fortemente attuali e destinate a diventarlo ancor di più in futuro, come la morte, l'egoismo connaturato nell'umanità, l'Esistenza di Dio, lo sfruttamento energetico selvaggio necessario per il proseguimento della razza umana, i confini tra scienza, etica e religione, il terrorismo e, non poteva mancare, l'Amore, che viene visto in modo piuttosto dantesco, che oltre che dare senso alla vita umana move il sol e l'altre stelle. Il tema ricorrente rimane comunque il rapporto tra l'uomo, essere finito e limitato, e l'universo, immenso e apparentemente inconoscibile, rappresentato dall'immagine-leitmotiv della vite persa nello spazio.

Una delle caratteristiche che rendono il fumetto così amabile è il perfetto equilibrio con cui sono dosati aspetti scientifici (credibili e frutto di una attento studio delle tecnologie moderne e dei loro potenziali sviluppi), fantastici e fantascientifici, ben implementati nell'intreccio. Nulla sembra incredibile o inventato di sana pianta, per intenderci. Tutto questo senza dimenticare la meraviglia del tratto di Yukimura, capace di regalare scorci di Spazio evocativi ed emozionanti.

Sebbene le storie (per la maggior parte autoconclusive) del manga affrontino temi seri e notevoli per un'genere letterario considerato a torto escusivo appannaggio di giovanissimi o nerd -che vengono affrontati con la dovuta profondità peraltro-, non mancano personaggi e situazioni inseriti per alleggerire l'atmosfera. Mirabile in quest'ottica è il personaggio dell'alieno condannato a vivere in un corpo umano, o il personaggio di Goro Hoshino, padre scavezzacollo e irresponsabile di Hachimaki.

Pur con dei difetti (dovuti più che altro all'impossibilità di proseguire la storia, dati soli 4 tankobon di cui è composta l'opera, e leniti in parte da un anime che approfondisce la storia, seppur modificando in parte alcuni aspetti della stessa) Planetes merita di essere letto non solo dai lettori abituali di fumetti, ma da chiunque, vista la qualità estremamente alta e i temi affrontati. Onestamente, lo considero il miglior manga che abbia mai letto sinora.

[9,5]