
Nella settimana appena trascorsa si è tenuta la Conferenza sui cambiamenti del Clima in quel di Copenhagen. I presupposti erano dei più buoni: riunire tutti i capi di Governo del mondo per affrontare il problema, uscirsene con documenti legalmente vincolanti, proporre missure concrete e attuabili nell'arco dei prossimi decenni.
Orbene, nella meravigliosa città danese, però, quasi nulla di ciò è accaduto: nessuna misura concreta (a parte i soldi da destinare ai Paesi in via di sviluppo per adottare energie pulite, cosa che accadrà solo in parte visti i ben più gravi problemi che affliggono il Terzo Mondo), aumento della temperature per i prossimi vent'anni da mantentenere entro i 2 gradi, quando la comunità scientifica consigliava al massimo 1,5 gradi. Ovviamente, nulla di vincolante, sia chiaro. Dopotutto, qualcuno si aspettava un successo epocale dopo il flop del Protocollo di Kyoto?
Anche il fatto di voler discutere "tutti insieme" riguardo al problema si è rivelato una copertura al fatto che i destini climatici del mondo in realtà fossero nelle mani di Stati Uniti (a proposito, che fine hanno fatto le promesse di Obama in campagna elettorale?) e della Cina, che ovviamente un suo piano per la produzione di energia pulità l'ha già (e potenzialmente ottimo) e non aveva la benchè minima intenzione di fermare la propria crescita economica.
Gli ambientalisti e parte della comunità scientifica hanno gridato alla catastrofe, data la necessità di misure concrete e immediate, ma più che altro, credo che pensare in un accordo vincolante fosse pura utopia. Praticamente, il vertice è stato un buco nell'acqua. Personalmente considero il clima una "priorità relativa", ma ammetto che mi spiace per quelle isole come Kiribati e Vanuatu che sono destinate a farsi sommergere dagli oceani per il volere (e soprattutto gl interessi economici) dei "Grandi".
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