martedì 20 aprile 2010

Intervallo

Questo video ha qualcosa di mistico, me lo sento.
Avrà ragione Brian a dire che non si capisce la storia o che in sè il video è proprio brutto, ma secondo me ha un significato trascendente, che va oltre l'umana dimensione.
Altrimenti non si spiegherebbe l'ammaliante attrattiva che questo video esercita su di me (e non solo).
Godetevelo, lasciatevi sprofondare sulla vostra sedia, mettete in circolo il vostro amore.
XD

martedì 13 aprile 2010

Silent Hill: Shattered Memories


Ci sono momenti, nella vita di tutti noi, più importanti di altri.
Frammenti di esistenza che ci toccano in modo profondo, increspando la nostra anima e il nostro io come farebbe un sasso gettato in uno stagno. Proprio come quel sasso, il significato e le conseguenze di quel fatto posso avere ripercussioni ingenti dal punto di vista psicologico e caratteriale, tanto da dover indurci a ricorrere all'aiuto di uno psicologo.

Questo a grosse linee è ciò che accade al protagonista di Silent Hill: Shattered Memories, remake del episodio che diede il "la" ad una delle saghe horror più belle e fortunate che il mondo dei videogiochi ricordi.
Beninteso, parlo di protagonista in senso astratto per due motivi: il primo è collegato agli sviluppi della trama, che peraltro è scritta magnificamente e che riserva un grandissimo e inaspettato colpo di scena nel finale, e il secondo è dettato dalla natura stessa del gioco...

Infatti, poco prima di iniziare l'avventura sulle rive del Lago Toluca, su schermo apparirà un messaggio tanto significativo quanto sibillino che reciterà: "Questo gioco giocherà con voi tanto quanto voi lo farete con lui". Che significa? Semplice, che a seconda delle vostre decisioni, delle vostre azioni e delle risposte che il gioco otterrà da voi a precise prove a cui vi sottoporrà uno dei migliori esponenti del cast, il dottor Michael Kaufmann (alcune anche di carattere scientifico, come le famigerate macchie di Rorschach) alcuni dettagli, alcuni elementi dei livelli e perfino alcuni personaggi cambieranno, in modo da inserire particolari che sappiano destare in voi maggiore paura e ansia. Oltretutto, le vostre risposte ai test andranno a delineare uno dei cinque finali possibili e un profilo psicologico che apparirà su schermo durante i titoli di coda, e i risultati, per dettaglio e precisione, potrebbero stupirvi.

Detto questo e senza dir nulla sulla trama, proseguiamo parlando del gameplay, croce e delizia di questo gioco. Prima di tutto, in questo gioco non si combatte, al massimo durante gli "incubi di ghiaccio" (le sequenze più concitate del gioco, in cui ci si trova a fuggire da dei mostri aberranti) attraverso il wiimote ci si limiterà a scrollarsi di dosso gli inseguitori o a disseminare ostali durante la corsa.
Il fulcro del sistema di gioco è da individuarsi nell'esplorazione, operata attraverso Wiimote -utilizzato a mò di torcia elettrica o cellulare- e la pressione di pochi tasti in caso di enigmi. Sistema a mio avviso ottimo: trovandosi senza armi, la pressione e l'ansia aumentano a dismisura, e il perenne buio che caratterizza la cittadina di Silent Hill non fa altro che aggiungere circospezione e paura nel giocatore.

Tecnicamente parlando, non si può certo gridare al miracolo: il gioco (oltre che per Wii, disponibile anche per PlayStation 2 e PSP) può vantare sicuramente un buon motore grafico ma nulla di eccezionale, soprattutto se raffrontato con quanto le due home consoles possono offrire visivamente.
Comunque quello grafico è un elemento di secondaria importanza davanti a un gioco definibile praticamente come un capolavoro sotto ogni altro punto di vista. Non ultimo, il comparto sonoro, caratterizzato da ottimi campionamenti e dalla straniante colonna sonora di Akira Yamaoka, alla sua ultima OST per la saga.

In ultimo, non si può dir altro che, dopo la delusione di Homecoming, con Shattered Memories l'epopea ludica di Silent Hill è tornata ai fasti di un tempo, oltretutto impreziosita da nuovi elementi (la "personalizzazione psicologica" in primis).
Questo viaggio nella psiche umana (perchè di questo sostanzialmente si tratta) come e più di Heavy Rain sa emozionare e immedesimare l'utente, portandolo all'interno dei suoi incubi peggiori e lasciandolo spiazzato dinanzi alla forza devastante delle sue trovate.
Capolavoro passato sotto silenzio, purtroppo.

[9,5]

Il Coperchio Del Mare.


Due giovani donne, un villaggio in rovina, un'estate e il mare.
Questi sono i protagonisti de Il Coperchio Del Mare, libro datato 2004 di Banana Yoshimoto, autrice divenuta famosissima in Italia grazie a Kitchen e che si è imposta come una delle voci più poetiche e tradizionali della letteratura nipponica.

Riguardo a quest'opera, vorrei iniziare l'articolo in modo inusuale, dicendo che in meno di 140 pagine ho trovato tantissimo di me e della mia personalità: E' solo un'impressione, sia chiaro, ma è anche vero che rimasi da subito colpito nel vedere come una autrice (per di più lontanissima dalla cultura occidentale) potesse, seppur inconsciamente, scrivere così tanto e così a fondo riguardo al sottoscritto. Forse questa capacità di "immedesimazione" che ho provato leggendo il libro è dovuta alla natura stessa della trama, molto intima e personale nella sua semplicità: Questa è la storia di Mari e Hajime, due sconosciute che per motivi diversi giungono (o tornano, nel caso di Mari) al vilaggio di Izu, oramai in stato di abbandono e decadimento, dove diventano amiche lavorano assieme in un chiosco di granite. Nulla di sconvolgente, come ben si può notare, ma la quotidianità delle situazioni offrono lo spunto per numerose riflessioni riguardanti temi importantissimi, come la bellezza, il senso della vita, il legame dell'uomo con la natura e il passato.

Proprio gli sviluppi delle domande esistenziali delle protagoniste sono il fulcro della vicenda: grazie ad essi si può intuire l'importanza che l'autrice dà al mantenimento della propria identità culturale e del rispetto del passato (tema affrontato in modo encomiabile anche da un altro grandissimo della letteratura giapponese, Yukio Mishima). In quest'ottica vanno visti i continui riferimenti allo stato di degrado del villaggio -simbolo della perdutà conoscenza di sè del Sol Levante- e alla nonna morta di Hajime -gli anziani sono un elemento ricorrente negli scritti della Yoshimoto, tratteggati come guide e fari di conoscenza per i più giovani, e il fatto che in tal caso il personaggio sia morto è altamente esplicativo-. Inoltre, sempre dalle elucubrazioni delle due amiche si può notare quanto l'autrice sia dotata di un animo concreto e pessimista ma al contempo desideroso di abbandonarsi ai sogni e alla pace che sono il mare sanno dare.

Il mare. Ecco forse il vero e celato protagonista del libro: Il mare inteso come forza rigeneratrice sia dell'animo che del corpo; come nemico indomabile (esattamente come quello magnificamente dipinto da Katsushika Hokusai) e al contempo come alleato dell'uomo; come ricettacolo di vita e mondo surreale distante ma parallelo alla vita umana.

Insomma, per tematiche e immaginario, Il Coperchio Del Mare sa ammaliare e coinvolgere il lettore, sebbene alcune parti dell'opera possano risultare poco digeribili a parte del pubblico.

Proprio trattando dello stile in cui l'opera è redatta, non si può non notare una certa incostanza dell'autrice: Tant'è vero che durante la lettura si passa da momenti assolutamente vuoti e scialbi (individuabili grosso modo nelle prime quarantacinque pagine) a sezioni scritte con rara maestria ed eleganza, sia nel lessico che nelle "immagini" narrate dalla Yoshimoto. Nonostante questa altalenante qualità, una volta superate le fasi più noiose e meramente narrative il libro scorre via piacevolmente e, giunti al termine, saprà soddisfare il lettore. Indimenticabilmente.


[8,5]

sabato 3 aprile 2010

Nuovo Cinema Paradiso


"Che bel film".
Non c'è espressione più appropriata per intervenire in una discussione su Nuovo Cinema Paradiso, pellicola del 1988 che ha dato lustro e fama internazionale a Giuseppe Tornatore. Perchè è proprio così: il film è leggero e intenso, divertente e commovente, con elementi dosati come solo il cineasta siciliano sa fare.

Ambientata nella siciliana Giancaldo, l'opera racconta la vita di Salvatore, bambino (poi ragazzo, poi adulto) smodatamente appassionato di cinema che, in seguito a un incendio -che rende cieco Alfredo, un grande Philippe Noiret- e alla ricostruzione del vecchio cinema cittadino, diventa proiezionista. Nel corso degli anni, però, Totò capisce che la dimensione isolana gli va stretta e, spronato dall'amico Alfredo, decide di lasciare la Sicilia a migrare a Roma, dove si affermerà come regista cinematografico. Proprio la morte di Alfredo lo fa tornare nella sua terra dopo circa trent'anni, e nel ritorno dovrà fare i conti con la realtà: Giancaldo è cambiata tantissimo, il Nuovo Cinema Paradiso sta per essere demolito, L'età dell'oro che lui aveva mitizzato nei suoi ricordi sta cedendo il passo alla modernità.

Tre sono gli aspetti del film che più mi hanno colpito, nell'ordine:

- Il personaggio del prete che, prima della costruzione del cinema in cui Totò diventerà proiezionista, gestiva il cinematografo comunale applicando una severa censura, facendo rimuovere tutte le scene anche vagamente erotiche (numerosissimi i baci fatti togliere). La figura è emblematica della realtà italiana degli Anni '40, caratterizzata da una società fortemente "religiosizzata", bigotta al limite del paradosso ma attraversata al suo interno da venature passionali e sanguigne.

- La scena finale, che da sola vale il prezzo del biglietto. Sono uno che difficilmente si commuove davanti ad un film, ma in questo caso è impossibile rimanere freddi. Non ci sono parole che descrivano in modo appropriato la magnificenza della scena, bisogna solo vedersela.

- Il fatto che sia un film di Tornatore fino al midollo. Lo si denota sia dall'atmosfera sempre sospesa tra commedia e dramma, dal dualismo passato/modernità in cui il primo si denota come una sorta di Arcadia e il secondo come un periodo decadente e destinato a distruggere la bellezza e la gioia del passato (altro film emblematico in tal senso è La Leggenda Del Pianista Sull'Oceano), sia dal trasporto e dall'espressività della colonna sonora, opera di un grandissimo, Ennio Morricone, e del figlio, Andrea.

Altro elemento portante (ma fuori dalla mia personalissima top 3) è l'amore per il cinema e per quanto esso rappresenta nell'immaginario comune: una fabbrica di sogni, di emozioni, di vita. Il tutto rafforzato da spezzoni di film tratti da capolavori come Umberto D, Bellissima, I Vitelloni e via andante.

Tre sole parole: non fatevelo scappare.

[9,5]