sabato 30 aprile 2011

Uncharted 2 - Il Covo Dei Ladri


Sarebbe troppo facile se mi limitassi a scrivere la pura verità, ossia che Uncharted 2 è un capolavoro che ha pochi pari in questa generazione, ma sarei fin troppo vanaglorioso se avessi poi il coraggio di spacciare quella frase per una recensione. Quindi, o incauto lettore, dovrai sorbirti almeno 4K di caratteri.

Dopo il primo buonissimo capitolo, Naughty Dog ci riprova e centra il bersaglio. Stavolta, il fido Nathan Drake si troverà a seguire le tracce lasciate da Marco Polo per andare alla ricerca di Shambhala, passando per la Turchia, la jungla sudamericana, il Nepal e il Tibet. Nel farlo, troverà sulla strada Lazarevic, signore della Guerra alla sulle tracce di una leggenda, che vorrebbe nascosto a Shambhala un artefatto dalle doti eccezionali.

Sotto ogni punto di vista, Uncharted 2 rappresenta un netto miglioramento rispetto all'esordio del franchise: animazioni più curate, una grafica incredibilmente dettagliata, che molto probabilmente non ha rivali su nessuna console, recitazione degli attori digitali da urlo, superata solo da Heavy Rain, fasi di gioco da mozzare letteralmente il fiato, come l'ormai celeberrima sequenza del treno lanciano verso le montagne nevose dell'Himalaya.

Il tutto senza dimenticare o sottovalutare tutti i punti forti del primo episodio, come gli azzecatissimi scambi di battute e un buon livello di sfida. Ad essere puntigliosi, forse gli enigmi sono ancora troppo elementari, ma di un gioco d'azione stiamo parlando (per la precisione di uno sparatutto in terza persona, di quelli che vanno di gran moda in questa generazione di console), sarebbe pretestuoso strapparsi i capelli per una parte secondaria come questa.

Onestamente, il primo impatto con Il Covo dei Ladri non è stato granchè. Non che le prime ore di gioco siano brutte, sia chiaro, ma mi pareva di trovarmi davanti a un more of the same che nulla aggiungeva a Drake's Fortune.

Arrivato nei capitoli nepalesi, però, il gioco è letteralmente esploso in tutta le sue potenzialità, raggiungendo picchi di spettacolarità inediti. Anche la sceneggiatura mi è sembrata meno pacchiana rispetto al primo episodio: tornano le maledette creature sovrannaturali, ma stavolta la loro presenza è resa più credibile e meno forzata.

A parte una certa basilarità negli enigmi, è praticamente impossibile trovare un difetto macroscopico al gioco, arricchito tra l'altro da una solida componente online, su cui non mi dilungo a causa del fatto di averla provata per pochissimo tempo. Tra le altre cose, gli sviluppatori hanno avuto l'ottima idea di eliminare le fasi di gioco affidate al motion sensing, sporadiche (ma piuttosto mal implementate) nel primo capitolo. Giocatelo e ringrazierete me e Naughty Dog. In attesa del già annunciato Uncharted 3.

[9,5]

Giulia Non Esce La Sera


Non che ci sia moltissimo da dire su questo film, visto che, pur essendo un ottimo dramma, non presenta nessun corollario degno di nota. La verità è che l'opera fa perno sull'interpretazione dei due protagonisti, Valerio Mastandrea e Valeria Golino, entrambi in grande spolvero e dannatamente convincenti.

La storia è quella di Guido, uno scrittore in crisi sia professionale che familiare, il quale, per tentare di trovare pace interiore, decide di iscriversi in piscina. Qui incontra Giulia, istruttrice che lo affascina da subito. Essendo separato e con una figlia che non lo tiene in gran considerazione, il protagonista tenta di intrecciare una relazione con la donna, la quale evita ogni forma di incontro che le viene proposta. Il motivo verrà presto alla luce: Giulia è in carcere per scontare una condanna per omicidio, e può uscire dall'istituto penitenziario solo per lavorare. Appassionatosi alla sua vicenda, Guido cerca comunque una via per relazionarsi con la donna, arrivando persino a farle incontrare la figlia ora in affidamento al padre. Tuttavia niente va come previsto, e Giulia, riflettendo su come abbia sprecato la propria vita ed essersi resa disprezzata persino dalla figlia, decide prima di fuggire dal carcere per trovare una nuova vita, infine, capendo che, dopo tanti anni di detenzione, non è più in grado di vivere una vita normale, decide di fare ritorno nella struttura penitenziaria, perdendo anche il permesso per lavorare.

So di essermi prolungato (forse troppo) nella esplicazione della trama, ma nonostante la mia prolissità e la fornitura di parecchi particolari sono sicuro che il film sarebbe comunque meritevole di visione, vista la bella storia che racconta e capace com'è di calamitare l'attenzione del fruitore.

Come si può ben capire, è una pellicola che fa perno su una storia intensa e due grandi attori per fornire uno spaccato (in alcuni tratti piuttosto veritiero) della società di oggi, csraterizzata da frammentazione dei nuclei familiari e da un difficile dialogo tra le generazioni.

Piccola chicca musicale, nella colonna sonora è ricompresa la canzone Piangi Roma, cantanta da Francesco Bianconi, frontman dei Baustelle, e la protagonista del film Valeria Golino.

[8,0]

Boardwalk Empire - Stagione 1



Detto fuori dai denti, questo serial, prodotto da Mark Wahlberg e Martin Scorsese per HBO (network che, per quanto riguarda serial e film per la Tv, è da anni sinonimo di qualità) può sin da ora essere considerato come uno dei più bei prodotti televisivi dell'anno, come testimoniano i Golden Globe conquistati come miglior serie dramamatica e migliore attore in serie drammatica.

Tratto da un saggio storico di Nelson Johnson e sceneggiato dal creatore de "I Soprano" Terence Winter, Boardwalk Empire ricostruisce la vita di Enoch "Nucky" Thompson, tesoriere di Atlantic City a cavallo tra gli anni '20 e '30 del XX secolo, tra pubblico e privato, approfondendo sia la sua vita che gli intrecci che quest'uomo coltivava per sostenere la sua implacatura criminale fatta di corruzioni per gli appalti in opere pubbliche, commercio illegale di alcolici (ricordiamo che siamo in pieno proibizionismo) e clientelismo. Non molto diversamente da quanto accade oggi, tanto che parte della critica ha visto in Boardwalk Empire più di una fedele ricostruzione storica: una critica alla società capitalistica americana contemporanea, i cui effetti sono esplosi con la crisi finanziaria del 2008.

Attorno a Nocky, interpretato da un immenso Steve Buscemi, ronzano poi personaggi più o meno loschi, come il fratello Elia, sceriffo e, di fatto, complice dei crimini perpetrati dal tesoriere, il Commodoro, ossia colui a cui Nucky deve tutto ma a cui ha girato le spalle, Jimmy (Michael Pitt), ragazzo sotto l'ala protettiva del tesoriere che mira a diventare un gangster alleandosi con Lucky Luciano, e tante le donne che avranno un ruolo chiave nella sua vita. Per non parlare poi degli ambigui e sconcertanti agenti federali sulle sue tracce.

Non dilungandosi tropo sull'aspetto narrativo e passando oltre, è necessario sottolinare che quello di Boardwalk Empire è un vero e proprio affresco sulla Belle Epoque, riprodotto magnificamente e attentamente non solo sotto la sfera artistica e architettonica, ma anche dal punto di vista economico e sociale, in un quadro molto più crudo e, in fin dei conti, inaspettato rispetto a quanto ci viene tramandato dalle fonti dell'epoca: un mondo in cui l'apparire contava (già da allora) più dell'essere, in cui dietro a una coltre fatta di rispettabilità e puritanesimo strisciavano sentimenti come la lussuria (sul punto, c'è da dire che il serial non lesina scene di sesso, anche saffico, fellatio e rapporti anali), l'immoralità, e a dominare sul piano economico erano la corruzione e la concussione. Degna di nota anche la ricostruzione del background criminale di quegli anni, caratterizzati dalla crisi della criminalità organizzata irlandese e la forte ascesa delle gang di neri e di italiani.

L'unica vera pecca di una serie simile (attualmente ferma alla prima stagione, composta da 12 puntate) è il finale, piuttosto inconcludente e foriero di una seconda serie in cui, dalle premesse, potrebbe esserci la caduta del Tesoriere.

Al momento la sua trasmissione in Italia si è limitata alla piattaforma Sky ed è conclusa a Febbraio ma, vista la qualità della serie, non mi stupirei che venisse riproposta in chiaro (anche se, temo, a suon di tagli, come accadde con l'altra grande serie di HBO Roma, viste le ripetute scene erotiche e l'estremo realismo degli sconti a fuoco).

[9,0]

domenica 24 aprile 2011

Care Istituzioni Croate...

Qualche giorno fa a Yangdzhou è stato inaugurato un museo a Marko Polo. Sì, Marko con la "k", ed a fare da cerimoniere c'era l'ex Presidente Croato Stjepan Mesic, il quale s'è pavoneggiato dicendo, anzitutto, che Polo non era veneziano in quanto nato a Curzola, e elogiandolo come "l'esploratore croato che ha aperto l'Europa al Mondo".

Fossi stato un ministro italiano, non avrei esitato a cantarle al nostro amico ex-jugoslavo, ma forse l'assenza di risposte da parte delle nostre istituzioni è emblema della situazione del nostro Paese, in cui una delle poche cose buone abbiamo (la cultura) sta finendo nello scantinato del Popolo e dei piani di Governo in favore di querelle quotidiane su riti priapismici e riforme poco utili al Paese.

Comunque, oggi, nonostante sia Pasqua, mi sento abbastanza incazzoso per fare da spalla a Gian Antonio Stella, giornalista del Corriere che ha dedicato un pezzo alla faccenda (articolo che, per inciso, sposo in toto).

Partiamo quindi col dire che non ci sono prove storiche del fatto che Polo sia nato nell'isola dalmata (se non quella avanzata da qualche improvvisato antropologo, portando a esemplare prova il fatto che nelle isole che furono della Serenissima ci sono tanti che di cognome fanno Polo o De Polo), anzi, tutto fa credere che sia nato e cresciuto a Venezia.

E anche se fosse nato a Curzola (che resta un'ipotesi suffragata solo da teorie fantasiose), ciò sarebbe sufficiente a fargli perdere la sua "venezianità"? Non credo, altrimenti a questo punto, per vicissitudini storiche simili a quelle che i croati vorrebbero vantare, Giuseppe Garibaldi è un patriota francese in quanto nato a Nizza.

Come giustamente dice Stella, questa mi pare un'altra azione con cui le autorità croate, espressione di un popolino con poca cultura propria e che nessuno ricorderebbe se non per qualche buon fantasista e una manciata di colpevoli di crimini contro l'umanità, cercano di appropriarsi della cultura e della storia che non è loro. Altro esempio citato, è quello dei depliant turistici della zona, che chiamano il Leone di San Marco "Leone Post-Illirico" o della croatizzazione di artisti che croati non sono (guarda caso, erano italiani).

A me ciò che hanno combinato le istituzioni croate, animate da un ardente patriottismo invidioso a quanto pare, sembra una mascalzonata e una cosa di cattivo gusto. C'è da dire che nemmeno altri popoli sono meglio dei croati sotto questo punto di vista (Francesi, vi ricorda qualcosa il cognome "Lagrangia" da voi trasformato in "LaGrange"?) e viene rinfacciato pure agli italiani di aver fatto una cosa simile con Cristoforo Colombo, ritenuto spagnolo (opinione che cozza con le carte dell'anagrafe genovese, ma vabbè). Tuttavia ritengo doveroso che si tuteli la venezianità di Polo, non tanto per spirito patriottico o nazionalismo snob che lascio volentieri alla Francia, quanto perchè mi pare che sia un saccheggio della memoria storica e culturale italiana.

Comunque, per una disamina più chiara (e commenti veramente tristi di risentiti):

http://www.corriere.it/esteri/11_aprile_22/per-conquistare-la-cina-marco-polo-diventa-croato-gian-antonio-stella_4857d1de-6ca2-11e0-902f-2f9ba9bc9f1b.shtml?fr=box_primopiano

venerdì 22 aprile 2011

Gli Sgommati



Ricordate quei programmi di Italia 1 che, nei primi anni '90 (con i Gommapiuma) e all'alba del nuovo millennio (con Ciao Belli) dissacravano la politica e il costume utilizzando manichini in gommapiuma? Ecco, Gli Sgommati, programma in onda tutti i giorni su SkyUno, è l'erede spirituale di questa genia di format.

Il programma, che si occupa di satira politica, vede per protagonisti tutti i burattini del teatro della politica italiana, cominciando da Silvio Berlusconi fino a Pierluigi Bersani (rigorosamente in bianco e nero), passando (tra gli altri) per Niccolò Ghedini, Giulio Tremonti, Antonio Di Pietro, La mummia Veltroni, Nichi Vendola, Daniela (Demon) Santanchè, Umberto Bossi e il Trota Renzo. Ideali presentatori del programma sono Aldo Biscardi con i suoi "sgup" e Antonio Cassano.

Sebbene l'idea non sia freschissima, i risultati invece sono spesso esilaranti: le gag e gli scambi di battute sono veloci e mordaci, le situazioni mai banali e le scenette musicali, per cui gli autori si avvalgono spesso della collaborazione della ormai famosissima Sora Cesira, strappano sempre più di un sorriso.

C'è da dire che dagli esordi del Gennaio scorso lo show è migliorato moltissimo: mentre prima c'erano evidenti cali di qualità da una puntata all'altra e una certa ripetitività degli spunti, ora, complice anche un aumento dei pupazzi, il programma è sempre più divertente.

Molte gag sono già da antologia: basti pensare a quella in cui Berlusconi che fugge su Pandora per evitare le inchieste della magistratura, ai Tremont Attack, parodia degli Art Attack di Giovanni Muciaccia, oppure alla serie di sketch dedicati alla nascita del partito di Gianfranco Fini.

Il mio consiglio è di non perdere questa fascia, che sa davvero divertire tantissimo e fa veramente satira, senza servilismi e con una buona dose di intelligenza.

[8,5]

Ce N'è Per Tutti


La dimostrazione di come, a volte, i finanziamenti statali al cinema siano solo un modo per produrre film veramente scarsi. Magari con qualche buono spunto, ma tutto sommato si parla comunque di roba da buttare (verbo che ha molto a che vedere con il film in questione).

Il film parla di Gianluca, un ragazzo che, stanco della società in cui viviamo, decide di ribellarsi, minacciando di gettarsi dalla terza arcata del Colosseo. Il fatto provocherà grande scalpore sia tra gli amici e la famiglia dell'autore della minaccia, sia nei mezzi di comunicazione, con tanto di interviste e servizi patetici in pieno stile "Studio Aperto" e morbosi collegamenti dall'anfiteatro per seguire l'evolversi della vicenda.

La pellicola (tratta da un'opera teatrale omonima) sotto questo punto di vista potrebbe anche intrigare, lasciando ampi spazi per la critica sociale, alla riflessione sullo stato delle cose in Italia, sull'eccessiva esposizione mediatica dei casi umani. Purtroppo, nulla di tutto ciò accade: il dramma di Gianluca si trasforma nel pretesto per presentare personaggi strambi e, in diefnitiva, sull'orlo di una crisi di nervi, dimostrando così non i problemi summezionati ma i loro effetti.

A rendere la situazione ancora più insostenibile ci si mette una regia poco ispirata (la cui primaria conseguenza è una potentissima sonnolenza) e una serie di trovate veramente inspiegabili o alla lunga irritanti, che sembrano inserite a forza per dare una parvenza di critica e riflessione che in realtà latitano (come le continue scritte sui muri che, per dirla con Tonino Di Pietro, poco c'azzeccano col contesto nonostante vogliano esserne parte integrante).

Tra le poche cose che mi sento di salvare, non si può non citare il cast, in cui spiccano una sensuale e sorprendentemente brava Ambra Angiolini, una Micaela Ramazzotti che dopo La Prima Cosa Bella mi è entrata nel cuore, e Stefania Sandrelli, perfetta nella parte della madre dell'aspirante suicida. Da notare anche la performance di Anna Falchi, nella parte della giornalista disposta a tutto, anche a disintegrare la dignità altrui, per di fare uno scoop.
Troppo poco, tuttavia, per sperare in una sufficienza.

[4,5]

lunedì 11 aprile 2011

Brand New Idol: Tak Fujii


Com'è strano, sono stato quasi un anno senza scrivere nulla nella rubrica dedicata ai nuovi miti e ora in pochi giorni scrivo addirittura due pezzi.

C'è da dire però che il nipponico programmatore è dal giugno scorso, dall'incredibilmente assurda Konami Press Conference dell'E3 2010, che si meriterebbe un post tutto suo.

Guardate il video sottostante (in cui oltre a Tak vediamo altra e varia umanità che lavora a Tokyo e dintorni), come fa a non essere definito "mitico" un uomo del genere? Speriamo solo che all'E3 di quest'anno ci siano di nuovo lui e i suoi capelli da personaggio strafatto di commedia sexy adolescenziale.
Certo che pure gli altri tizi di Konami stanno fusi bene...

Tra Le Nuvole


Detto fuori dai denti, Tra le Nuvole è uno dei film che ho maggiormente apprezzato degli ultimi mesi, e il perchè (anzi, i perchè) sono presto detti.

Primo e principale motivo tra tutti, il personaggio interpretato da George Clooney: Ryan Bingham è un tagliatore di teste che, negli anni recenti della grande crisi economico-finanziaria che ha colpito il mondo, gira gli Stati Uniti in business class per licenziare personale in esubero. Il punto di forza del personaggio sta nell'essere il perfetto anti-eroe che ha rigettato le sicurezze, le relazioni e le abitudini degli uomini "normali" per dedicare la sua vita al lavoro e al costante peregrinare nei cieli dello Stato, commentando con sarcasmo e cinismo la vita degli altri, e per gli altri si intendono coloro i quali, ad esempio, rinunciano a un'opportunità importante dal punto di vista professionale per non lasciare i legami con ciò che amano, siano essi la famiglia, una donna o un ambiente. Onestamente non ho potuto che apprezzare il punto di vista del protagonista (fatto che forse può spiegare molte cose della mia vita).

Peccato però che il mondo ideale creato dal protagonista sia destinato ad entrare in crisi, a causa di due donne: Natalie, una giovane laureata che mira ad informatizzare la procedura di licenziamento, evitando il contatto umano con i lavoratori, ed Alex, una fascinosa donna d'affari che pare condividere il medesimo stile di vita di Ryan. Il rapporto con le due donne porterà il protagonista a rivedere il suo concetto stesso di "vita", facendogli notare come la vera esistenza non sia la sua, ma quella degli uomini da lui guardati con snobismo, facendo nascere in lui un sentimento multiforme composto da tristezza per ciò che ha perduto, rassegnazione per il futuro e compassione per gli altri, sentimento che non aveva mai conosciuto prima.

A dare maggior pregio al film ci si mettono un'ottima regia di Jason Reitmann, che aveva già dato buona prova delle sue doti sia cinematografiche che nel tratteggiare personaggi sprezzanti e dotati di faccia tosta con Thank You For Smoking, una buona dose di ironia (anche nera) e una colonna sonora che incarna perfettamente la musica "da viaggio" che vede tra i protagonisti Iggy Pop.

L'unico neo, a mio personalissimo gusto, sta nel finale, che rovina in parte il fascino del personaggio protagonista e lascia un pò di amaro in bocca, come se quello del protagonista sia un continuo fuggire da una vita fatta di ansietà, amori e preoccupazioni. Comunque, un film da vedere.

[8,0]

sabato 9 aprile 2011

Alberi


Più passa il tempo, più ci si rende conto di come le cose, la vita, il mondo, cambino ed evolvano. In senso positivo o negativo, non sta a me dire.
Più passa il tempo, ci si rende conto che gli uomini sono come alberi, che gettano i loro rami nel cielo come un fascio di braccia colme di speranza tese verso il futuro.
Eppure, non con tutti e non sempre ciò avviene: capita che, mentre attorno si vedono intere foreste crescere e rigoglire, ci si senta poco all'altezza e, in definitiva, fuori luogo, come una gallina tra gli struzzi.
La sensazione di estraneità aumenta fino a domandarsi se la gittata sia solo in ritardo, non sia ancora avvenuta o non avverrà mai, senza considerare la possibilità che tutto ciò che si attende sia già arrivato, senza che l'occhio potesse scorgerlo.
Forse è meglio evitare di perdersi in domande del genere, e lasciare che la vita scorra sulle cortecce e penetri nelle radici, ricordando che ogni albero ha una storia a sè.

cit.

Brand New Idols: Steklovata

Saranno un paio di settimane che faccio vedere a famigliari, amici e conoscenti questo video. Semplicemente, il video del secolo. Roba che Bruno Mars, Lady Gaga, Katy Perry e Rihanna messi assieme nemmeno si immaginano.

Loro sono gli Steklovata (trad. "Lana di Vetro"), una boyband estone e questa canzone si intitola "Novi God". Da quel che so, ora due membri del gruppo (gli anzianotti al centro del video) hanno lasciato la combriccola e hanno fondato una band-rivale. Roba che nemmeno gli Oasis.