venerdì 22 aprile 2011

Ce N'è Per Tutti


La dimostrazione di come, a volte, i finanziamenti statali al cinema siano solo un modo per produrre film veramente scarsi. Magari con qualche buono spunto, ma tutto sommato si parla comunque di roba da buttare (verbo che ha molto a che vedere con il film in questione).

Il film parla di Gianluca, un ragazzo che, stanco della società in cui viviamo, decide di ribellarsi, minacciando di gettarsi dalla terza arcata del Colosseo. Il fatto provocherà grande scalpore sia tra gli amici e la famiglia dell'autore della minaccia, sia nei mezzi di comunicazione, con tanto di interviste e servizi patetici in pieno stile "Studio Aperto" e morbosi collegamenti dall'anfiteatro per seguire l'evolversi della vicenda.

La pellicola (tratta da un'opera teatrale omonima) sotto questo punto di vista potrebbe anche intrigare, lasciando ampi spazi per la critica sociale, alla riflessione sullo stato delle cose in Italia, sull'eccessiva esposizione mediatica dei casi umani. Purtroppo, nulla di tutto ciò accade: il dramma di Gianluca si trasforma nel pretesto per presentare personaggi strambi e, in diefnitiva, sull'orlo di una crisi di nervi, dimostrando così non i problemi summezionati ma i loro effetti.

A rendere la situazione ancora più insostenibile ci si mette una regia poco ispirata (la cui primaria conseguenza è una potentissima sonnolenza) e una serie di trovate veramente inspiegabili o alla lunga irritanti, che sembrano inserite a forza per dare una parvenza di critica e riflessione che in realtà latitano (come le continue scritte sui muri che, per dirla con Tonino Di Pietro, poco c'azzeccano col contesto nonostante vogliano esserne parte integrante).

Tra le poche cose che mi sento di salvare, non si può non citare il cast, in cui spiccano una sensuale e sorprendentemente brava Ambra Angiolini, una Micaela Ramazzotti che dopo La Prima Cosa Bella mi è entrata nel cuore, e Stefania Sandrelli, perfetta nella parte della madre dell'aspirante suicida. Da notare anche la performance di Anna Falchi, nella parte della giornalista disposta a tutto, anche a disintegrare la dignità altrui, per di fare uno scoop.
Troppo poco, tuttavia, per sperare in una sufficienza.

[4,5]

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