Sebbene da qualche anno abbia preso l'abitudine di dare un voto a tutto ciò che leggo/vedo/gioco/ascolto (si dice che noi maschi amiamo questo genere di cose, che ci piaccia far sapere quant'è lungo il nostro pisello rispetto a quello degli altri), questa recensione non avrà il fatidico numerino finale. Perchè? Perchè, vista la natura del tutto amatoriale del prodotto, non mi sembra corretto far concorrere l'autore con chi i libri li scrive per mestiere. Detto ciò, non intendo alludere al fatto che People In A City sia una schifezza (anzi, tutt'altro) ma non mi sembra giusto "giocare" con la passione e le ambizioni delle persone. Detto questo, a voi la recensione.
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Le mie vicende personali mi hanno portato a conoscere molta gente attraverso internet. Tra questi "Pen friends 2.0" c'è il buon Rumigal, noto anche come John D. Barleycorn o Andrea Khaldi. Il buon Rumi ha il dono e la passione per la scrittura, e recentemente, grazie a Meetale (spiegherò in un altro post che cosa sia) ha pubblicato una raccolta di novelle intitolata, per l'appunto, People In A City.
Nelle 60 pagine del libro, l'autore tratteggia quelli che gli intellettuali anglofoni amano chiamare "Slices Of Life", ossia momenti, situazioni particolari, eventi (solo apparentemente) tra di loro non collegati, con il fine di far conoscere al lettore personaggi molto diversi, con vite distanti, a tratti surreali, ma verissimi e vicini all'indole di ognuno. Ma non deve tuttavia stupire che ogni racconto faccia storia e sè, o che i protagonisti siano solo appena accennati: People In A City è il genere di libro in cui gli eventi sovrastano i personaggi, in cui il messaggio prevalica il racconto.
Non c'è una vera e propria trama (e d'altronte sarebbe impossibile averla), ma la sensazione che si ha leggendo è quella di trovarsi in un tempo sospeso (non molto diverso dal nostro), con vite e relazioni che si tangono per poi allontarsi di nuovo, si intrecciano e si dissolvono. Soprattutto si dissolvono.
Tra i temi in assoluto più importanti c'è senza dubbio la morte, come presenza costantemente aleggiante nell'esistenza di tutti, come destinazione finale, come improvvisa apparizione. Ho apprezzato tantissimo la gretta concretezza con cui l'autore ne scrive, senza fronzoli, senza giri di parole, senza dar ad essa un'immagine mistificata, anzi con crudo ed inesorabile realismo. Altro tema pieno di corollari è quello della giovinezza, o per meglio dire della gioventù, di quella odierna, sospesa come scrive l'autore "tra un'adolescenza che non se ne va e un'età adulta che tarda a venire", e che intrappolata in questo limbo riempie il vuoto esistenziale che ne scaturisce come meglio può, gettandosi a capofitto tra i piaceri dell'alcohol, vivendo situazioni estreme, semplicemente tirando a campare.
Ma un sentimento è comune a tutti i personaggi del libro: il "non voler perdere tempo", il non sprecare tempo e vita, il voler danzare sul grande palcoscenico dell'esistenza, anzichè restarsene appoggiati alle quinte in attesa che arrivi qualcosa che, molto probabilmente, non arriverà mai.
E a un libro così, astratto eppur attuale, quasi figlio illegittimo tra la Beat Generation e la New Wave Americana, lo scrittore fa aderire un linguaggio semplice, colloquiale, quotidiano, ma capace di improvvisi quanto piacevoli cambi di registro, con immagini a volte poetiche, altre nostalgiche, altre ancora malinconicamente tristi. Magari a volte ci si imbatte in qualche veniale errore, ma nulla in grado di pregiudicare la qualità del prodotto finale.
La qualità generale del prodotto è molto buona, tendente all'ottimo, sebbene come è ovvio che sia non tutti i racconti hanno la stessa freschezza e lo stesso impatto sul lettore. A mio avviso, i momenti migliori sono raccolti tutti verso le pagine conclusive, con una novella finale veramente profonda e toccante.
La cosa bella di People In A City è che, in fin dei conti, il libro parla di tutti noi e di nessuno nello specifico, è un affresco contemporaneo in cui tutti possono riconoscersi, chi nel Volgare (per inciso, mio personaggio preferito), chi in Mr. Sweet, chi in Louis o in Jamal. Perchè in realtà tutti siamo sulla stessa barca, tutti siamo Gente nella stessa grande Città.
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Per chi volesse leggere il libro in questione:
http://www.meetale.com/tale/people-in-a-city/13326923567271
E il mio intento, mentre scrivevo, era infatti non solo parlare di me, ma anche permettere alla gente di ritrovarsi nelle mie pagine ^__^
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