lunedì 8 febbraio 2010

Bar Sport


Non si vive di sole letture impegnate ed impegnative, si sa, quindi saltuariamente ben venga un libercolo leggero, che sappia magari far ridere in modo intelligente. Questo è proprio l'obiettivo agognato da Bar Sport, libro umoristico di Stefano Benni datato 1976 e che ha poi goduto di un sequel quasi trent'anni più tardi, Bar Sport Duemila.

Nell'opera, Benni mira a fare una satira della vita da bar descrivendo gli stereotipi dei frequentatori abituali, celebrandone i luoghi comuni e raccontando storie che in un modo o nell'altro hanno a che fare con quest'ambiente, tipico della cultura popolare italiana.

Pur risultando piuttosto divertente (memorabile la discussione tra Schopenhauer ed Hegel sulla definizione di "Ubriaco" che spero di postare presto) e scorrevole, il libro sulla lunga distanza sembra cedere alla monotonia e al "cattivo gusto", dettato non tanto dai temi trattati, ma dall'eccessivo e reiterato uso dell'iperbole e del nonsense per descrivere ogni azione o particolare; espedienti divertenti sì, ma se usati con intelligenza e parsimonia, tant'è vero che in molte delle "storielle" contenute nel libro in cui queste figure paiono funzionali (come quelle, ad esempio, riguardanti le fantomatiche conquiste del Playboy o le altre ispirate alle gesta sportive) ci si diverte e si prova gusto nella lettura, ma è doveroso dire che, dopo l'ennesima riproposizione, il lettore non potrà far altro che giunger inevitabilmente alla noia.

Insomma, uno scritto che raggiunge parzialmente il suo obiettivo e un libro per niente imperdibile. Qualora vogliate comunque concedergli una chance (che potrebbe anche meritare se vi fermate alla metà del libro), consiglierei di leggerlo "a piccole dosi", in modo da mitigare la ripetitività di fondo della struttura.

[6,0]

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