
Quella di Silent Hill è una delle saghe culto del mondo dei videogiochi. Nato in casa Konami alla fine degli anni '90, questo brand si caratterizza per la particolarità con cui si affronta la tematica horror: a differenza del suo grande concorrente, Resident Evil, Silent Hill pone volutamente in secondo piano sia un gameplay d'azione che il modo di suscitar terrore della linea di giochi di Capcom, per puntare su un sistema di gioco più ragionato e su atmosfere da horror/thriller psicologico, in cui a intimorire non sono, ad esempio, particolari momenti della sceneggiatura, ma il contesto visivo, le musiche, la perenne sensazione di vulnerabilità che si prova camminando per le strade della nefasta cittadina.
C'è da dire che, dalla scomparsa del Silent Team, responsabile dei primi quattro capitoli della saga, tre sono state le equipe di sviluppo che hanno cercato di mantenere la saga su un livello qualitativo altissimo: Double Helix (che ha fallito miseramente con Homecoming), Vatra (al lavoro su Silent Hill Downpour) e Climax, che invece ha saputo sfornare due episodi di tutto rispetto, uno più vicino agli stilemi della saga (l'0rigins che andrò a recensire) e uno più innovativo (quel Shattered Memories amatissimo dal sottoscritto), ma altrettanto terrificanti.
Silent Hill 0rigins, datato 2007, è stato a lungo una delle punte di diamante della softeca di PlayStation Portable, ha inoltre goduto di un porting sulla leggendaria PlayStation 2 e rappresenta l'ultima (sinora) vera iterazione del brand , ossia con tutti i pro e i contro che da sempre contraddistinguono la saga: da alcune locazioni riprese più volte, come il lugubre Ospedale Alchemilla o il Riverside Motel, alla tipica regia fatta di inquadrature ardite e insuali, passando per un bestiario a metà tra i sogni di un folle e quelli di uno psicopatico e le splendide musiche scritte da Akira Yamaoka.
A dire il vero, qualcosa di nuovo c'è: il mondo degli incubi non si manifesterà "volontariamente" e d'improvviso come negli altri capitoli, ma sarà possibile accedervi solo attraverso degli specchi. Questa feature potrebbe togliere qualche brivido dalla schiena al fruitore, ma tutto sommato il livello di ansia e di precarietà che si prova console alla mano è pressochè inalterato.
Come dice il titolo stesso, questa iterazione del brand vuole far luce sulla nascita della maledizione che affligge il paesino sulle rive del Lago Toluca e, nel farlo, metterà il giocatore nei passi di Travis Grady, camionista con un passato tragico alle spalle che, quasi per sbaglio, si imbatterà nei loschi figuri e nelle inquietanti pratiche svolte dai seguaci del Dio Samael. Complice una storyline incentrata non solo sui rituali del Culto, ma anche sul triste passato del protagonista, tale capitolo sarà anche un valido mezzo per indagare negli anfratti più scuri e misteriosi dell'animo e della psicologia umana (non mancano veri e propri concetti di psicologia nascosti tra le note che è possibile raccogliere nelle varie locations), oltre che un buon viatico per capire qualche particolare in più del primo (in ordine cronologico) Silent Hill, ormai datato 1999.
Chi si è trovato bene giocando ai precedenti capitoli della saga, con questo gioco sarà come ritornare a casa: infatti, come già anticipato, il gameplay è rimasto pressochè il medesimo dei primi quattro, sontuosi, episodi: una base di esplorazione e enigmi (alcuni veramente poco banali) conditi da combattimenti con mostri aberranti e inquietanti boss.
Alcune parti del mondo di gioco, seppur reiterate più volte nel corso degli anni -come l'Alchemilla- sanno ancora donare momenti di assoluta suspense, così come sanno fare le ambientazioni nuove. La sessione all'Arthaud Theatre, ad esempio, è semplicemente geniale, grazie anche al sapiente uso di dialoghi e citazioni tratte da La Tempesta di William Shakespeare, opera del grande drammaturgo inglese che, similmente al gioco Konami (fatte le dovute proporzioni, ovviamente) ha a che fare con la dicotomia tra realtà e dimensione onirica.
Senza elogiare troppo le musiche e gli effetti sonori, praticamente allo stato dell'Arte, sul versante tecnico 0rigins è un piccolo prodigio, con una grafica di buonissimo livello, che non sfigura nemmeno a distanza di anni, come in questo caso. Artisticamente, poi, seppure in linea col passato, il mondo della realtà nebbiosa e quello della realtà distorta sono ispirati e incutono la giusta dose di inquietudine.
A dire il vero, però, qualche difetto al gioco non manca: i boss fight sembrano fin troppo semplici se si usano con parsimonia le molte armi da fuoco sparse nel mondo di gioco: quasi come se ci si trovasse in un paradosso, è molto più difficile sopravvivere nei "livelli" piuttosto che lottando con i boss. Inoltre, dal punto di vista della longevità, l'opera dello Studio Climax è alquanto deficitaria: si potrà giungere ai titoli di coda in circa 4 ore. Ore intensissime, beninteso, ma che potrebbero far storcere il naso a molti degli acquirenti della prima ora. Io non lo considero un problema, ma mi pare giusto sottolinearlo.
Per tutti i fan, Silent Hill 0rigins è un capitolo imperdibile, e rappresenta sicuramente il miglior punto di partenza anche per i neofiti. Fossi in voi, lo comprerei in triplice copia. Non vorrei far arrabbiare Dahlia, il dottor Kaufmann e il malvagio Samael.
[8,5]
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