lunedì 16 maggio 2011

Metal Gear Solid: Peace Walker


Devo dire di essere alquanto emozionato nel recensire questo gioco, essendo Metal Gear Solid un autentico mostro sacro (non solo per il sottoscritto). Detto questo, facciamo finta di niente e parliamo di questo gioco assolutamente imperdibile.

Uscito circa un anno fa su PlayStation Portable, Peace Walker ci mette di nuovo nei panni di Big Boss un decennio dopo quanto accaduto nel terzo capitolo della saga, Metal Gear Solid 3: Snake Eater.

Quindi ci troviamo nel 1974 e, invece che le foreste di conifere della Russia continentale, il leggendario soldato si troverà nella giugla Costaricana, ingaggiato da un professore universitario che vuole a tutti i costi liberare il suo Paese, stretto nelle morse statunitensi e Sovietiche: le due superpotenze infatti sono intenzionate ad allungare la loro egemonia nel Centro America, al fine di trovarsi avvantaggiati in una ipotetica guerra.

Ma quello che il giocatore si troverà tra le mani non è più il Big Boss conosciuto in Snake Eater: fortemente scosso dopo gli eventi successi in Russia, appare ora come un mero mercenario, disincantato e senza ideali. Solo l'incontro con la giovane Paz e la leader della rivolta Sandinista convincerà il protagonista a farsi coinvolgere nella missione, che lo vedrà sventare una minaccia bellica totalmente differente da quanto si aspettava.

Certo ridurre a poche righe una trama contorta e ricca di sfaccettare quale è quella di ogni capitolo della saga made in Konami non è semplicissimo e si lascia sempre qualcosa per strada, ma dire di più svilirebbe il gusto di trovarsi di fronte a una sequela di trovate e colpi di scena degni della miglior spy-story.
Inoltre, come da tradizione non mancano siparietti comici o sexy, come uno dei primi in cui Snake, con suo sommo sbigottimento, troverà dei "metal gears", o gli omaggi a capolavori del cinema (un solo indizio: Stanley Kubrick).

Parlando del gioco dal punto di vista tecnico, c'è da dire che molto probabilmente ci so trova davanti alla miglior grafica possibile sul portatile Sony, con ambienti dettagliati (seppur quasi sempre di ridotte dimensioni), abitati da una ottima quantità di personaggi non giocanti, senza mai incorrere in rallentamenti, pop-up o bug di sorta. Da rimarcare anche l'aspetto cosmetico, oltre che tecnico, che in alcuni casi regala scorci ispiratissimi e di grande impatto, come il livello ambientato nelle rovine Maya. Sotto questo punto di vista sono assolutamente rimarcabili le cut-scene e il character design in stile fumetto realizzate da Ashley Wood. Sempre sopra le righe (ma ben calato nel setting storico) il mecha design di Yoji Shinkawa.

Sotto l'aspetto sonoro e musicale, Metal Gear Solid: Peace Walker è un riuscitissimo mix tra vecchio e nuovo, con rumori ambientali e bellici ben diversificati e caratterizzati e componimenti sia classici (come l'ormai mitologico tema che risuona ogni volta in cui Boss viene scoperto da un nemico) che scritti appositamente per l'occasione, come la splendida canzone "Heaven's Divide" di Donna Burke, che fa da sottofondo sonoro a una delle sequenze più epiche ed emozionanti del gioco. Da notare, per i "malati" dell'altra grande saga di Hideo Kojima, Zone Of The Enders, la presenza nella colonna sonora di due tracce, rispettivamente dal primo e dal secondo capitolo.

Rimane quindi da trattare l'aspetto ludico. Non mi soffermerei più di tanto su come approcciarsi al gioco, visto che Metal Gear Solid è ormai da anni sinonimo di stealth game.
Iniziamo qundi col dire che Peace Walker è dannatamente longevo, e non tanto per la durata della main quest, quanto per la pletora di missioni secondarie realizzate dal team di sviluppo, che comprendono anche un ingente numero di cacce in stile Monster Hunter. C'è da dire che, a differenza di altri giochi in cui le subquests sono un semplice riempitivo (così fu, ad esempio, per Crisis Core: Final Fantasy VII di Square-Enix), in Peace Walker svolgere almeno una ventina di queste missioni sarà vitale, sia per prendere dimestichezza con i controlli (di cui scriverò più sotto) sia per permettere a Snake di "guadagnare esperienza" al fine di sviluppare nuove e più potenti armi e di arruolare nuovi mercenari tra le file nemiche, essenziali per fare funzionare la Outer Heaven (ricorda qualcosa?) la base operativa dell'esercito messo in piedi da Boss e Kaz, suo collega e amico, e che rappresenta la più grossa novità in tema di gameplay, in quanto riprende e amplifica la parte gestionale e ruolistica già in nuce presente nella passata uscita PSP del brand.
Aggiungerei inoltre che ottima è anche la struttura delle missioni, le quali (tranne rari casi, come i boss fight) non sono mai troppo lunghe, confacendosi perfettamente alla natura portatile di questo capitolo, a differenza del precedente Portable Ops.

I controlli, dicevamo. Qui si inizia a battare il dente che duole, visto i limiti di PSP per quanto concerne il layout dei comandi: mai con in questo caso, si avverte la mancanza di un secondo stick analogico con cui governare facilmente la telecamera (ora non più "a volo d'uccello", ma posta dietro il protagonista, con fasi "a spalla" durante le sparatorie). Verrebbe da dire che ci si trova davanti a un gioco PS3 forzato dentro una PSP, e poche sarebbero le chances di dire una falsità. Tuttavia Kojima Productions ha cercato in ogni modo di venire incontro al giocatore offrendo ben tre modalità di controllo (shooter, caccia e classica), starà al fruitore scegliere il suo preferito e fare un pò di pratica, fondamentale per non trovarsi continuamente davanti al "Game Over" perchè si è perso tempo con la gestione della telecamera o degli item, affidati alle croci direzionali. Riviste in meglio invece le fasi CQC (close quarter combat), ora più intuitive e snelle.

A portare una ulteriore ventata di aria fresca interviene la componente cooperativa, grazie a cui, sfruttando il multiplayer in rete locale, sarà possibile affrontare le missioni fino a un massimo di quattro giocatori.

Chiudendo, si può dire che questo gioco ha due soli difetti: la telecamera (a cui è possibile porre rimedio con un pò di pazienza) e il fatto che prima o poi finisca. Personalmente, lo reputo uno dei migliori capitoli della saga, sia per quanto concerne a trama, veramente toccante nel finale, che a gameplay. Un meraviglioso manifesto pacifista e un pamphlet sullo sviluppo di videogiochi che molti dovrebbero avere per le mani. Hideo Kojima ha fatto di nuovo centro.

[9,5]

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