giovedì 14 ottobre 2010

Metafisica Dei Tubi


Più che una recensione, è bastante scrivere un'opinione su questo libercolo di circa 120 pagine, capace nonostante la brevità di regalare momenti assolutamente esaltanti.

Opera dell'affascinante scrittrice Amelie Nothomb, belga di lingua francese nata in Giappone, Metafisica Dei Tubi è una sorta di autobiografia dell'autrice nei suoi primi tre anni di vita, trascorsi con la famiglia nel Paese del Sol Levante.

Il punto forte del libro è senza dubbio il lessico e il piglio della scrittrice, che si rivela una vera maestra nell'arte di "rielaborare" i momenti più importanti della vita di un infante in un'ottica assolutamente originale e non convenzionale. Caratteristiche che risaltano appieno nelle prime trenta pagine, a mio avviso la parte più riuscita del libro, dinanzi alle quali il lettore, spiazzato dalla forza espressiva della Nothomb, non realizza se sta leggendo alcune delle verità più profonde e seducenti che abbia mai conosciuto in vita sua o si trovi davanti a una serie di stupidaggini senza senso. Un sentimento che mi ha meravigliato.

Purtroppo non tutto il libro mantiene la qualità e la folgorante bellezza di queste pagine iniziali, tant'è vero che solo verso la centoquindicesima pagina (su centoventi) lo stile summenzionato torna a mostrarsi. E' doveroso sottolineare però che, anche nella parte centrale dell'opera, molti episodi sanno comunque essere evocativi e profondi nel significato, ma si tratta di mosche bianche nello sciame di eventi dipanati dall'autrice.

Come concludo? Dico che Metafisica dei Tubi è uno dei romanzi più strani che abbia mai letto, un prodotto senza dubbio notevole ma minato da alcune scelte della scrittrice che, a mio parere, fanno perdere smalto e ritmo al racconto. Dovessi limitare il giudizio alle prime pagine, sarebbe un 9 pieno ma, come detto, gli alti e bassi dell'opera ne minano la votazione.

[7,5]

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