martedì 23 novembre 2010

Vieni Via Con Me



Finalmente, dopo due puntate perdute, son riuscito a vedere Vieni Via Con Me, il noto programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano, incensato da più parti come emblema della tv di qualità, che si occupa di informare e fare cultura. Nel sentire questo miele giungere alle mie orecchie, di primo acchitto non potei far altro che pensare che Fazio, dopo Che Tempo Che Fa, fosse riuscito in un'altra impresa: portare in prima serata un programma di qualità, con uno stile garbato e poco incline allo show fine a se stesso.

E in effetti Vieni Via Con Me è proprio quello che ho scritto nelle righe precedenti, ma con alcune eccezioni.
Anzitutto, vorrei sapere dov'è tutta la cultura di cui parlano. Siate comprensivi e spiegatemi: leggere degli elenchi (il più delle volte opera degli autori e non degli ospiti più o meno autorevoli intervenuti) sarebbe far cultura?
Posso capire (e ho apprezzato) i monologhi di Saviano sul fenomeno mafioso, anche se qualche cantonata l'ha presa anche lui, come ha dimostrato Roberto Maroni. Però, in linea di massima, l'autore di Gomorra il suo lo fa, e lo fa anche bene.
Ma le liste...diamine, tre quarti della trasmissione consiste nel leggere liste, dal contenuto patetico e scontato invero, e volete fa passare che leggere una sequela di frasi fate in due minuti netti equivalga a far divulgazione culturale?

Per non parlar poi dei lettori. Si va autentici colpi di genio (ascoltare Renzo Piano è sempre un piacere) a qualche scelta poco ragionata (il rifugiato politico congolese, introdotto senza nemmeno spiegare la situazione del Congo) a vere e proprie scelte di cattivo gusto (la sorella di Stefano Cucchi. Per inciso, non sto dicendo che quella di Cucchi sia una fine giusta e meritata, ritengo che casi come il suo non debbano mai accadere, ma leggere uan serie di pregi di un tossicodipendente in prima serata non mi pare una bella scena).

Mi aspettavo inoltre che non ci fosse una chiara colorazione politica, anche se già vederlo su Rai Tre avrebbe dovuto insospettirmi. Sospetti confermati: a parlare dei (pardon, leggere liste sui) diritti delle donne chiamate Emma Bonino, Susanna Camusso e Laura Morante. Sarà, ma mi paiono scelte alquanto faziose, faziose come i contenuti delle loro letture.

Da promuovere a pieni voti invece Corrado Guzzanti, caustico e cinico come sempre. Il suo sketch, insieme al monologo di Saviano sul rapporto tra mafia e monnezza, è certamente la parte meglio riuscita della trasmissione.

In chiusura, non capisco tutto il rumore fatto attorno a questo programma. Fa informazione? Sì e anche discretamente bene. Intrattiene? Sì, con ritmi e modi diversi dal concetto classico, ma riesce a fare anche questo. Fa cultura? No. Dove sarebbe la cultura? nella Lista della Bonino?
Fa pensare? Solo Saviano, il resto ha un non so chè di vuoto pneumatico.

Come sono i conduttori? Lo scrittore si destreggia bene anche se ormai mi pare prigioniero del personaggio che si è venuto a creare dopo il successo planetario di Gomorra, Fazio è la solita pera cotta che fa anche la figura del cioccolataio davanti al ministro dell'interno.

Questo programma mi pare la versione 2.0 dello Speaker's Corner di Hide Park, con la differenza che qui parla chi va a genio degli autori (giustamente, ma non condivisibilmente) e gli si fa dire ciò che si vuol dire, che il più delle volte mira alla banalizzazione e alla drammatizzazione eccessiva di problemi che tutti gli Stati hanno (come lo snocciolare dati sugli omicidi nelle carceri, come se solo in Italia accadano fatti deprecabili e da cancellare come questi).

Come si sarà intuito dal tenore del post, un programma da bocciare su (quasi) tutta la linea. Fa parlar di sè solo perchè in Italia non c'è un programma simile che faccia (o tenti di fare) cultura, per lo meno sulle Tv in chiaro.

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