domenica 2 gennaio 2011

Alice In Wonderland


Bella, bella, bella cagata.

Mi sono avvicinato al film indubbiamente con aspettative altissime (fattore che potrebbe aver condizionato la mia opinione), essendo Tim Burton uno tra i miei registi preferiti. Non che il film sia da buttare, ma ho avuto come l'impressione che tutti, da Burton fino agli attori di punta si siano limitati al compitino. Cercherò di spiegare perchè.

Partiamo col dire che, pur trattando temi simili alle celeberrime opere di Lewis Carroll, l'Alice burtoniana vuole essere una sorta di sequel dei romanzi succitati, in cui però non devono andare persi i tratti salienti e le metafore dell'originale, come l'importanza della crescita e della scopertà di sè stessi.

L'azione si svolge con una protagonista alla soglia dei diciannove anni, imbrigliata in una società fatta di regole severe, cerimoniali da seguire e obblighi pressanti, una società in cui la giovane non si riconosce. In seguito a una crisi dovuta da una proposta di matrimonio, la fanciulla fa ritorno nel Paese delle Meraviglie (del cui primo viaggio non ricorda nulla) per adempiere a una antica profezia.

Non che la trama, per quanto non brilli di spunti originali, sia da buttare, ma tutto ciò che accade sullo schermo dà una sensazione (ovvia) di dejà-vù, situazione peggiorata da un ritmo degli eventi da narcolessia e da dialoghi scontati e prevedibili.

Anche uno dei punti forti di pressochè tutti i precedenti lavori del cineasta di Burbank, ossia la scenografia e, in generale, l'aspetto artistico del film, si rivela al di sotto delle aspettative e fin troppo didascalisco: pare che ormai il contesto da "favola nera" tanto amato dal regista abbia perso la sua capacità di affascinare e sorprendere, come più di una volta era avvenuto in passato. Anche i grotteschi cortigiani della Regina di Cuori, emblema del trasformismo della nobiltà coeva a Carroll, sono fin troppo banali. Non è nemmeno nascosta l'impressione che, per Alice in Wonderland, Burton abbia optato per una via meno autoriale e più commerciale, visti gli ingenti investimenti e l'ingombrante presenza di Disney in veste di produttore.

Parlando della recitazione, poi, a parte l'interpretazione accettabile di Johnny Depp (attore feticcio di Tim, insieme ad Helena Bonham Carter, sua compagna) le altre prove d'attore sono sul deludente andante: Anne Hathaway, a dispetto del grande talento di cui è dotata, sembra un'attricetta alle prime armi, monoespressiva e persino irritante nell'interpetare la Regina Bianca; Helena Bonham Carter ormai vive degli spazi che il marito le ritaglia in ogni suo film; Mia Wasikowska, etera e diafana Alice, non va oltre due espressioni per tutti i 110 minuti della pellicola.

Penso che la frase iniziale di questo pezzo dica molto di ciò che ho pensato appena la trasmissione è terminata. La delusione è stata tanta e cocente. Il successo mietuto in tutto il globo dal film (è il sesto film della storia a superare il miliardo di dollari incassati) pare frutto più che altro della campagna marketing e dal peso dei nomi coinvolti nel progetto, non dalle qualità di un'opera che, pur potendo contare sull'apporto di uno dei registi più ecclettici e riconoscibili del panorama internazionale e su un cast di rilievo, potrebbe essere confuso per uno dei tanti fantasy post Harry Potter e post Il Signore degli Anelli di pessimo gusto che hanno fatto capolino nelle sale cinematografiche nell'ultimo lustro.

[5,0]

1 commento:

  1. Che poi hanno fatto un sequel ad una storia che aveva già un seguito. "Attraverso lo specchio". Roba da farci uno dei Cronologically Confused dell' AVGN.

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