giovedì 3 marzo 2011

Ultrà


Con questo articolo si apre una miniserie che potremmo intitolare in modo piuttosto esplicativo "Film italiani che non ha visto nessuno (tranne il sottoscritto)" e che al momento si compone di tre opere: Ultrà di Ricky Tognazzi, Giulia Non Esce La Sera di Giuseppe Piccioni e Ce n'è Per Tutti di Luciano Melchionna.

Partiamo quindi col descrivere questo film del 1991 di Tognazzi (proprio lui, quello della Glassa Ponti) nel cui cast spiccano Claudio Amendola e Ricky Memphis e che mira a porre su celluloide i vari aspetti del mondo del tifo violento. C'è da ammettere che lo scopo è in parte raggiunto (soprattutto per quel che concerne la ricostruzione della vita dei sedicenti tifosi dediti più alla spranga che non alla palla), ma come si vedrà alcune scelte di sceneggiatura hanno minato in modo pesante la buona riuscita del film.

La trama principale è quella che vede Principe, capo ultras romanista, uscire di galera con lo scopo di tornare ad essere a guida del tifo giallorosso. L'occasione per tornare potenti sarà una trasferta in casa della Juventus. Ovviamente la partita sarà un pretesto per venire a contatto con la frangia estremista del tifo bianconero e per venire alle mani con essa. A dare varietà al succedersi degli avvenimenti c'è una sottotrama che riguarda i rapporti tra Principe e Red, suo fratello e membro di spicco della tifoseria organizzata capitolina, che negli anni trascorsi dal protagonista in gattabuia medita la decisione di abbandonare la Curva e conquista la donna di Principe.

Parlando dei meri aspetti artistici del film, si può dire che la regia, nella prima parte del film fin troppo elementare, adotta uno stile quasi documentaristico nella ripresa delle battaglie tra tifosi e forze dell'ordine che esalta la cruda realtà degli scontri. A mio parere, la parte da Mockumentary è quella meglio riuscita della pellicola. Totalmente da bocciare invece la colonna sonora, composta da motivetti elettronici da B-Movie anni '80 e dall'immancabile -quando si parla della Maggica- "Grazie Roma" di Antonello Venditti.

La sceneggiatura si rivela (inaspettatamente) fedele alla realtà e di buon livello. A destabilizzarla però intervengono momenti veramente fuori luogo, come il "finto-stupro" che apre il film, la scenetta della partita di calcio sul letto della cella, le crisi di pianto di un tifoso durante il viaggio in treno che non possono non far sorridere. A migliorare la situazione però interviene il finale, di rara intensità drammatica. Direi che è proprio la sequenza di chiusura e la generale attinenza al vero che contraddistingue la descrizione delle dinamiche interne alla Curva riscono a risollevare il film ed evitare che si traduca in un papocchio di basso livello.

Pur essendo stato acclamato dalla critica, riuscendo a vincere due David di Donatello e il premio della critica alla Berlinale, comunque, ci troviamo davanti a poca roba, sia per i mezzi tecnici utilizzati sia per la storia raccontata, come detto molto fedele al vero ma a tratti banalotta.

Se si dovesse fare un raffronto con un altro grande film sul tifo violento, come il più recente Green Street Hooligans, parafrasando il gergo calcistico si potrebbe dire che Inghilterra batte Italia 2 a 1: se i due hanno in comune una generale attinenza al vero, là dove si evidenziano le pecche del film italiano emergono i meriti del film di Lexi Alexander, che ha potuto contare sicuramente su più cospicui capitali e su una sceneggiatura più omogenea. Di stima, però, una sufficienza la concedo.

[6,0]

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