sabato 12 maggio 2012

Dark Shadows

Un sequel? No, Grazie!
C'era un tempo in cui  Tim Burton scriveva e dirigeva film come Big Fish - Le Storie di Una Vita Incredibile, La Sposa Cadavere, Il Mistero di Sleepy Hollow o Ed Wood, film di grande qualità, talvolta eccelsa.
Poi è arrivato il pessimo Alice in Wonderland, e da lì la carriera del buon Tim ha iniziato a declinare inesorabilmente: prima il video (bruttissimo) di Bones, canzone (bellissima) dei The Killers, poi Sweeney Todd, che mi è piaciuto così tanto che non ho nemmeno voluto recensirlo ed infine questo Dark Shadows.

Adattamento di un serial televisivo, Dark Shadows è incentrato sulla figura di Barnaba Collins, uomo tramutato in vampiro da una strega di lui innamorata, il quale, dopo essere stato imprigionato per due secoli, viene liberato nel 1972. La famiglia è in declino, la vecchia magione (denominata Collinwood) messa così male che potrebbe godere dell'esenzione IMU e con la vecchia rivale divenuta l'indiscussa padrona di Collinsport, la città fondata dai suoi avi. Davanti a tale situazione il pallido Barnaba si attiverà per riportare i Collins, il villaggio e l'azienda di famiglia al passato splendore. Nel mentre, se la dovrà vedere con la strega Angelique e Victoria, la giovane domestica tanto simile al suo perduto amore.

Premesse buone, bisogna riconoscere. Peccato che il film faccia veramente schifo: a conti fatti, Dark Shadows si presenta come un'accozzaglia di quanto oggi sia pop tra i teenager: vampiri, streghe e licantropi. Con la differenza che qui i vampiri non brillano alla luce del sole.
Bella l'idea di ambientare tutto negli anni '70 (e qui c'è da sottolineare la presenza di una buona colonna sonora, con canzoni di Alice Cooper, Iggy Pop e Barry White), ma gli spunti offerti si limitano solo a un paio di gag con Hippies fumati e dicono "oooh, che figo!" a ogni parola di Barnaba.

Proprio questo esempio fa capire tanto del film: le idee non mancano, ma sono sviluppate in modo episodico, marginale e prevedibile. A me è parso che tutte le cose che accadono durante le due ore scarse di proiezione siano solo un riempitivo per giungere allo "scontro finale". Un riempitivo peraltro scialbo, incoerente e a tratti noioso (non bastano un paio di battute e qualche situazione piccante per migliorare la situazione) e senza una reale trama a sorreggere il susseguirsi degli eventi.

A ciò si aggiunga poi la retorica burtoniana, ormai trita e ritrita e stancamente riproposta in ogni film. Manca la verve che aveva caratterizzato la prima parte della carriera del regista, mancano vere innovazioni. Stessi toni cupi, stessa fotografia, stessa atmosfera che si perpetua da vent'anni.
Se poi ci aggiungiamo che il regista di Burbank si mette  a citare l'espressionismo tedesco anni '30 -in un film con i vampiri protagonisti, che novità!- e ad autocitarsi (fan service dicono i supporter, modo per dimostrare quanto il regista sia giunto alla frutta, dico io)  con richiami a Mars Attacks!, Edward Mani di forbice e La Sposa Cadavere, capiamo quanto il buon Tim si sia in parte adagiato sugli allori, vivendo della luce riflessa del suo (encomiabile) passato artistico.

Sul versante del cast, oltre ai soliti Johnny Depp ed Helena Bonham Carter (e qui un mobbasta degno del miglior Maccio Capatonda ci starebbe benissimo) che peraltro non recitano nemmeno ai loro livelli, c'è da segnalare la presenza di una convincente Michelle Pfeiffer e di una Eva Green bellissima e in forma smagliante, tanto che potrebbe essere indicata come l'unica nota lieta della produzione.

Insomma, Dark Shadows è l'ennesima delusione di Tim Burton. Meglio di Alice in Wonderland (anche perchè fare peggio di quel film era quasi impossibile), ma da un (ex?) maestro come Burton è lecito aspettarsi di più e di meglio

[4,5]


1 commento: