giovedì 4 marzo 2010

Heavy Rain


In molte culture, la stagione delle piogge è un momento quasi sacro, un periodo in cui la natura impone una pausa a molte attività umane, recando con sè non solo un carico di nostalgia o malinconia, ma anche una temporanea sensazione di pace.

Tutto questo non accade nel mondo di Heavy Rain, mondo in cui le piogge autunnali diventano lo scenario di una serie di sconcertanti omicidi di bambini. Lasciati affogare nell'acqua piovana, i piccoli vengono poi fatti ritrovare con un'orchidea sul petto e un origami nelle mani. Questo particolare ha portato i media a chiamare lo squilibrato assassino seriale Origami Killer. Su questo sfondo si muovono i quattro personaggi protagonisti: un padre (Ethan Mars) intento a ingaggiare un perverso gioco con l'Assassino dell'origami per salvare Shaun, suo figlio; una giornalista (Madison Paige) coinvolta suo malgrado nelle indagini; un agente dell' FBI (Norman Jayden) e un detective privato (Scott Shelby) impegnati nelle indagini seguendo piste separate. Ma nulla è quello che sembra nella città in cui si snoda la vicenda, e l'assassino potrebbe essere più vicino di quanto sembri...

Nato dalla penna di David Cage e sviluppato dalla Francese Quantic Dream, Heavy Rain fa del libero arbitrio il suo asso nella manica: stando alle volontà degli sviluppatori, ogni decisione e ogni azione compiuta dal giocatore nell'arco delle circa dieci ore di gioco dovrebbe incidere sullo svolgersi degli eventi, tanto che la vicenda potrebbe concludersi in più modi differenti. Il che realmente avviene, sebbene a volte i destini dei protagonisti potrebbero apparire in contraddizione e poco coerenti. Elemento che comunque non inficia più di tanto la trama, che per pressochè tutta la durata dell'avventura si dimostra di ottimo livello, scivolando solo all'ultimo momento, ossia quando si scopre l'identità del Killer, palesando il fatto che per tutto il tempo trascorso davanti al televisore il gioco si è preso bellamente gioco (scusate il gioco di parole) dell'utente, ingannandolo e non dando nemmeno un motivo per sospettare del soggetto.

Parlando di gameplay, si va a toccare il punto più controverso e criticabile del software: il sistema di gioco si basa essenzialmente sull'uso intensivo di Quick Time Events, ovverosia una serie di tasti da pigiare (o gesti da compiere scuotendo il controller) nella giusta sequenza o nel momento migliore. TUTTO ciò che si fa in Heavy Rain lo si fa usando questo espediente. Fortunatamente, il susseguirsi degli eventi e i sentimenti provati mentre si gioca questo dramma interattivo annuillano la possibile tediosità del sistema, che anzi in molte occasioni si rivela essenziale per trasmettere adrenalina, agitazione o catturare l'attenzione dell'utente. Il risultato finale è più che positivo, sebbene molti eventi siano chiari riempitivi inutili ai fini del gioco. Un particolare che invece non mi è andato giù è il movimento dei personaggi: per muoversi bisogna premere il secondo dorsale destro e lo stick di destra. La complessità è dovuta al fatto che, come in un film, la telecamera cambia spesso e senza un "doppio tasto" i movimenti sarebbero stati molto più ostici e snervanti di quanto già non siano. Capita a volte che i personaggi su schermo vadano un pò per gli affari loro, o comunque non rispettino gli input del giocatore. Grazie a Dio, anche in questo caso il difetto non incide gravemente sull'esperienza.

Parlando dell'aspetto sonoro e tecnico, invece, non si può far altro che omaggiare il lavoro dei transalpini: la colonna sonora, seppur piuttosto manierista e ancora agli stilemi delle musiche "da thriller", è d'atmosfera e ben implementata; Parlando invece del versante grafico, Heavy Rain propone una delle grafiche migliori mai viste sinora su PlayStation 3, concentrando i suoi punti di forza in particolar modo sull'espressività dei volti (alcune espressioni facciali sono, diciamo così, interpretabili, ma la stragrande maggioranza di esse sono incredibilmente realistiche e ottimamente realizzate) ma lasciando a desiderare su alcuni aspetti di contorno, come le automobili o gli abiti.

Concludendo, si può solo dire che il gioco in questione è veramente un'esperienza ludico-visiva poco comune al giorno d'oggi, figlia ma al contempo evoluzione del genere delle avventure grafiche che vissero i loro giorni di gloria nei primi anni '90. Se volete vivere un'esperienza emotivamente immersiva, capace di trasmettere stati d'animo finora a quasi esclusivo appannaggio di libri e film, e sapete chiudere un occhio sui piccoli nei (grafici, ludici e narrativi) che sono disseminati qua è là, Heavy Rain vi conquisterà e vi aiuterà a rispondere alla domanda: Quanto lontano sei disposto ad andare per salvare qualcuno che ami?



[9,0]

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