martedì 22 giugno 2010

Death Note




Light Yagami è un brillante studente giapponese, fortemente individualista e schifato dallo stato di decadimento morale e sociale della società occidentale di fine XX secolo. Un giorno, per caso, ritrova un quaderno della morte, lasciato cadere sulla Terra da Ryuk, uno Shinigami, con il solo scopo di divertirsi un pò e cacciare la noia che avviluppa il mondo degli dei della morte. Scoperti i letali poteri del quaderno (è sufficiente scrivere il nome di una persona per provocarne la morte entro pochi secondi), Light giunge a una conclusione: attraverso il notes, costruirà un nuovo mondo, in cui i miti e i buoni non subiranno soprusi e i malvagi verranno certamente puniti. Un mondo di cui sarà l'unico ed incontrastato Dio.

Elle è il nome in codice di uno dei più grandi investigatori del mondo. Vive nascosto, senza fissa dimora e comunica con le polizie e l'interpol attraverso il fido collega Watari e un pc. Dopo una serie impressionanti di morti d'infarto avvenute nel novero dei peggiori criminali nipponici, il G8 e l'Interpol gli affidano l'incarico di scoprire e catturare Kira, il soprannome con cui è conosciuto Light.
Tra i due sorgerà una rivalità senza esclusione di colpi, fatta di astuzia e ingegno, ma anche di pazienza, tattica e attenzione.

Questa in poche e stringatissime righe è la trama di Death Note, opera di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata, un manga (poi anime, poi film, di cui è in arrivo un remake hollywoodiano) che ha saputo distinguersi dalla massa e diventare un vero e proprio fenomeno di culto anche al di fuoi dei confini dell'Impero del Sole Levante.
Molti si sono affrettati a dire che Death Note è una grossa macchina commerciale, senza profondità artistica e narrativa. La verità è una via di mezzo: si tratta di un brand dall'indiscusso successo (anche commerciale), ma questo successo poggia su basi solide e valide, costituite da una grandissima trama, riflessioni su temi di livello e personaggi di indubbio carisma.

Perchè Death Note propone dei temi interessantissimi, come il rapporto tra Dio e l'Uomo, il valore e il ruolo dello Stato di Diritto, il degrado della cultura occidentale, la forza della Ragione contro le smanie di onnipotenza della religione e di chi ne è rappresentante. Forse, per varietà e profondità di argomentazioni, solo Neon Genesis Evangelion si era spinto oltre.

Disegnato in uno stile dark a tratti angosciante, in cui nolte volte si scorgono citazioni e reinterpretazioni di simboli cristiani -croci romane, mele (simbolo per eccellenza dell'uomo che vuole elevarsi allo stato di conoscenza di Dio) e visi della Madonna soprattutto- e di opere d'arte come la "Pietà Vaticana" o "La Creazione di Adamo" , il manga sa proporre anche sul piano narrativo molte trovate e colpi di scena, senza mai cadere nel banale e spiazzando continuamente il lettore. Molti trovano la seconda parte del manga più stancante e meno coinvolgente della prima. Personalmente, sono dell'impressione che il ritmo subìsca sì una frenata, ma non tale da togliere smalto a un'opera così imponente e di ampio respiro.

Il tutto è sorretto, come precisato poco sopra, da personaggi ottimamente caratterizzati, partendo dalla coppia di protagonisti (Light/Elle, rappresentazione perfetta della perenne diatriba tra Divino e Umano) sino a personaggi di contorno, come Soichiro Yagami, Teru Mikami (le due facce del valore della Giustizia umana), le due donne come Misa e Miyu, che a dire il vero tratteggiano un'immagine alquanto discutibile della donna, capace per amore di fare qualsiasi cosa, fino alla coppia Near/Mello, vere e proprie esplicitazioni dei concetti nietzscheano di "Apollineo" e "Dionisiaco".

Insomma, Death Note è, similmente a Planetes e al già citato Evangelion, un manga imperdibile non solo per gli appassionati della scuola giapponese del fumetto, ma anche per i neofiti o chi è totalmente a digiuno di questa forma d'arte, forte di tutta una serie di pregi che lo rendono unico e indimenticabile. Non conoscerlo potrebbe rivelarsi un peccato mortale...

[9,5]

2 commenti:

  1. Tra l' altro leggendo la tua recensione mi è venuta voglia di ridare un' occhiata alla mia, scritta quasi un anno fa. http://20sacchi.blogspot.com/2009/11/death-note-di-tsugumi-ohba-e-takeshi.html
    Pareri piuttosto concordanti, devo dire.

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