sabato 23 ottobre 2010

Mushishi


Qualche mese fa è giunta al termine la serie di "Mushishi", manga disegnato e scritto da Yuki Urushibara che ha goduto, nell'ordine, di un caldo plauso dalla critica nel momento della sua edizione sia in Giappone, nel lontano 1999, che nel Belpaese, di una trasposizone in serie animata (graziata da una colonna sonora magnifica, in cui compare anche "The Sore Feet Song" di Ally Kerr) e di un film che ha concorso nel 2009 alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.

La storia ha per protagonista Ginko, un misterioso e taciturno mushishi, definibile come una via di mezzo tra un medico e uno sciamano, che nel corso di un viaggio senza meta per le più desolate lande del Giappone risolve i problemi e le malattie causate dai mushi agli animali e agli abitanti dei luoghi da lui visitati. I mushi sono prodotti diretti del Coki, la vena di Luce da cui nasce la vita, e sono anche le forme più primitive e al contempo evolute di essa. Essi possono essere visti solo da coloro che ne hanno il dono e assumono le più svariate forme, da esseri simili a insetti ("mushi" infatti è traducibile come "insetto, blatta") a concetti astratti difficilmente definibili esseri viventi.
A ciò si aggiunga il fatto che Ginko pare avere un rapporto più intimo e particolare con gli esseri rispetto agli altri mushishi, rapporto che però verrà solo tratteggiato e lasciato all'immaginazione del lettore, che troverà con questo stratagemma stimoli per continuare nella lettura dei 10 volumi dell'opera.

Come detto, Ginko si troverà di volta in volta dinanzi ai problemi causati dalla difficile convivenza tra umani e mushi. L'autrice mantiene sempre lo stesso schema narrativo che si ripete di volta in volta (un umano malato/dotato di qualità soprannaturali che rischia di morire a causa dell'inerferenza dei mushi), ma posso assicurare che, tranne rare eccezioni, non si verrà mai a noia, anzi, grazie a una notevole capacità nel tratteggiare il carattere dei personaggi e uno stile sempre in bilico tra il fantastico e il realistico, più di una volta capiterà di concludere l'episodio soddisfatti della lettura. Oltre a ciò, è da sottolineare la bellissima atmosfera che i disegni e le storie di Mushishi sanno ricreare: pare di trovarsi in un mondo fuori dal tempo, lontano nello spazio, in cui i valori e i tratti caratteristici del Giappone ottocentesco sono tutt'altro che sepolti dall'avanzata della civiltà (che infatti è pressochè insistente nel manga).

Altra cosa che ho apprezzato parecchio è stata l'opportunità di vedere crescere e migliorare l'autrice volume dopo volume: se nei primi albi i racconti paiono essere forzatamente metafisici o banali e i disegni caratterizzati da un tratto duro e austero, col passare del tempo si vede come le sinossi si facciano più profonde ed evocative, i personaggi più vivi, il tratto più dolce e maturo, la natura (elemento fondamentale dell'opera, vista sia come meschina dominatrice che fonte di vita e sussistenza) si faccia più rigogliosa e armoniosa.

Insomma, Mushishi è un crescendo continuo, e con esso si sviluppa la sensibilità del lettore fino alla malinconica, spiazzante fine, che si vorrebbe continuamente rimandare. Da prodotto con buone potenzialità ma privo di personalità quale è nei primi albi, finisce per tramutarsi in un'opera toccante, poetica e raffinata, come un baco che diviene farfalla.

[8,5]

1 commento:

  1. Ma sai che sto vedendo l' anime? :D
    Non leggo la recensione per mantenere il parere neutrale fino alla fine, ho solo sbirciato il voto finale ed è quello che finora corrisponde alle mie impressioni.

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