sabato 26 novembre 2011

Io Sono L'Amore


Film che ha conteso fino all'ultimo a La Prima Cosa Bella la possibilità di rappresentare l'Italia alla passata edizione degli Oscar e che ha entusiasmato la critica tanto italiana quanto estera, Io Sono L'Amore è un dramma famigliare intenso e ottimamente prodotto, una sorta di "delitto e castigo" ambientato nella Milano della borghesia industriale moderna.

Tutto ruota attorno ad Emma Recchi, impersonata da una smagliante Tilda Swinton, moglie russa di un capitano d'industria italiano che si appresta a lasciare il suo piccolo impero ai figli. Nel mentre, la donna scopre l'omosessualità della figlia (vivendola senza patemi) conosce Antonio, un cuoco amico del figlio e se ne innamora, vivendo con una storia passionale. La situazione però sfugge loro di mano e, nel corso di una lite con il figlio che ha scoperto la relazione, quest'ultimo cade in coma e muore, facedola divenire l'emblema dello scandalo e venendo ripudiata dai componenti maschi della famiglia che la ritengono responsabile dell'accaduto.

Come ben si può capire dalla sinossi, il motere immobile di tutto il film è il personaggio interpretato da Tilda Swinton, che si conferma come una delle migliori attrici in circolazione, per di più recitando in italiano. Buonissimi anche i personaggi di contorno, primo tra tutti quello intepretato da Alba Rohrwacher, sempre più nuova capace diva del cinema italiano, in grado di conferire al personaggio di Elisabetta una graziosa leggerezza gravata però dal timore delle opinioni altrui sulla sua sessualità.

Mentre l'accompagnamento sonoro fa il suo dovere senza però essere indimenticabile, ottima è la severa regia di Luca Guadagnino, che si avvale anche di una fotografia pulita e capace di dare un'aria insospettabilmente fascinosa alla Milano che fa da sfondo alle vicende.

A mio avviso, Io Sono L'Amore resta uno dei film italiani più belli degli ultimi anni, nonostante alcune fasi piuttosto lente (difetto fisiologico del genere drammatico) che potrebbero renderlo un polpettone indigeribile agli occhi del pubblico di massa.

Un'opera intensa, struggente e piena, capace di ridare lustro -soprattutto all'estero- al nostro cinema, il quale, nonostante sia tra i migliori al mondo, come testimoniano i tanti premi e riconoscimenti ottenuti in passato dai nostri cineasti, vive da qualche anno un momento difficile, incapace come è di accalappiare l'attenzione degli stranieri.

[9,0]

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