
Con incredibile ritardo (ho finito di leggere questo libro più di un anno fa) provvedo a mettere per iscritto in italiano comprensibile l'opinione che preparai tempo addietro per questo libro,che io reputo uno tra i migliori romanzi italiani degli ultimi dieci anni.
Opera di un pool di autori che amavano farsi chiamare Luther Blissett (pseudonimo preso dal noto attaccante inglese del Milan anni '70, soprannominato, per le sue scarse doti realizzative, Luther Miss It) ora noti come Wu Ming, Q è stato spesso citato come romanzo apripista della cosiddetta New Italian Epic, una corrente letteraria e cinematografica, invero ancora in vita, la quale, partendo da fatti di cronaca o da fatti storici tipicamente italiani, si tuffava in una critica e in una rivisitazione di quei fatti alla luce della situazione italiana di oggi. Esempi di questa fiumana di opere (in alcuni casi veri e propri capolavori) possono essere Romanzo Criminale di De Cataldo, Gomorra di Roberto Saviano e, in ambito cinematografico, Il Divo di Paolo sorrentino.
Sebbene Q abbia dato il "là" alla corrente, di New Italian Epic ha tanto e poco allo stesso tempo. Poco perchè narra eventi molto remoti nel passato, essendo ambientato in piena Controriforma, dove il centro di gravità più che l'Italia pare essere la Germania scossa dalle Tesi di Lutero. Tanto perchè, seppur in una vesta avventurosa e romanzata, dice molto dell'Europa e, conseguentemente, dell'Italia di oggi. Tanto perchè offre una disamina incredibilmente moderna dello scontro tra religioni, oggi come ieri identificato come il luogo in cui più si realizzano le crudeltà e le nefandezze proprie dell'animo umano. Tanto perchè mostra una società viva ma bloccata dal volere dei poteri forti, siano essi i Principi tedeschi con le loro schiere di Lanzichenecchi, i banchieri di Anversa o i Pontefici di Roma. Tanto perchè, come fanno notare gli autori stessi, gli eventi della prima metà del Cinquecento hanno avuto una eco potentissima sugli eventi di quasi seicento anni dopo.
Al di là di queste importantissime sfacettature, Q è soprattutto un grandissimo romanzo d'avventura, che racconta con maniacale dovizia di particolari e altrettanta esattezza storica anni convulsi come quelli che vanno dal 1518 al 1555. Nell'impostare il loro lavoro, gli autori mi hanno ricordato Ken Follett, il quale, quando si trova a scrivere uno dei suoi (quasi sempre bellissimi) romanzi storici, cerca di inserire in modo credibile e coerente finzione e realtà. A riprova della fedeltà con cui hanno eseguito il lavoro, i "Blissets" hanno inserito dei documenti e delle mappe in appendice alla loro opera.
Senza nulla dire sulla trama, che avrà come centro di gravità la lotta a distanza tra un "rivoluzionario" tedesco e il misterioso "Occhio di Carafa" Q e che spazierà dai Lander tedeschi fino all'Olanda, Venezia ed Istanbul, con sullo sfondo un meraviglioso affresco della società dell'epoca, in perenne attesa del Regno dei Cieli, abitata da una pletora di personaggi, sia fittizi che realmente esistiti, passo direttamente a scrivere della lingua e dello stile adottato dagli autori.
Devo dire che, pur avendo una armoniosità di fondo, ognuna delle tre parti principali del libro si caratterizza per alcune sfumature linguistiche che sembrano voler tracciare la crescita fisica e caratteriale del personaggio: se nel primo terzo abbiamo a che fare un protagonista quasi timido e posato, nella parte intermedia lo vediamo più spregiudicato e sicuro di sè (anche per quanto concerne i particolari più scabrosi o piccanti), per poi notarlo come più disincantato e moderato nella parte finale del romanzo. Altro particolare interessante a mio avviso è che l'Opera, pur essendo ambientata nel XVI secolo, ha tratti di profonda modernità anche nel ritmo della narrazione e nell'asciuttezza del linguaggio.
Anche qui di difetti reali ve ne sono pochi. Anzi proprio nessuno. Un'epopea carica di pathos e spettacolarità che tutti gli amanti del romanzo storico non dovrebbero lasciarsi scappare.
[9,5]
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